Villa con piscina e pensione sociale,
il "trucco": fingere di essere separato

Sabato 27 Luglio 2013 di Nicola Cendron
Villa con piscina
TREVISO - Oltre al suo gi ricco patrimonio da imprenditore, con tanto di villa con piscina sulle colline trevigiane, incassava pure i circa 422 euro di assegno sociale da parte dell'Inps. Per ottenerlo aveva simulato una finta separazione dalla moglie, a cui aveva intestato i suoi beni, fingendo di essere nullatenente. Sulla carta insomma era un povero in canna.



Ad essere scoperto dal nucleo di polizia tributaria di Treviso è stato il titolare di un'azienda di Susegana che si occupa di import-export: l'uomo dovrà rispondere di truffa ai danni dell'Inps. L'ente previdenziale ha già provveduto a sospendere l'erogazione dell'assegno sociale ed ha richiesto il sequestro preventivo per equivalente delle somme percepite.



Denunciate per lo stesso motivo altre sette persone: un imprenditore trevigiano nel settore della refrigerazione con residenza a San Zenone (anche lui aveva «truccato» le carte di autocertificazione per figurare povero) e sei cittadini trevigiani che da tempo vivono all'estero, in altri paesi d'Europa o in Sudamerica. Coinvolto nell'indagine congiunta delle fiamme gialle anche un uomo con residenza a Motta di Livenza che aveva percepito una sola mensilità dell'assegno sociale ed era stato subito scoperto. A lui va la palma d'oro della sfortuna: ha cercato di fare il furbetto ma è stato subito scoperto.



Complessivamente i nove furbetti scoperti hanno percepito indebitamente dall'Inps una cifra di 190mila euro. L'assegno sociale viene concesso dall'Inps con alcuni vincoli ben precisi: la residenza fissa in Italia, un'età superiore ai 65 anni ed un reddito annuale inferiore ai 5.749 euro previsti dalla legge. Nel caso dei due imprenditori, a non quadrare, era evidentemente il reddito dichiarato: non è stato difficile scoprire le loro trame, compiute con un'avidità degna di zio Paperone.



Le altre sette persone finite nell'indagine risultavano avere residenza rispettivamente a Meduna di Livenza, Motta di Livenza, Riese Pio X, Montebelluna, Oderzo, San Fior e Resana. In realtà, hanno dimostrato le indagini delle fiamme gialle, tutti vivono all'estero (in Sudamerica ed in altri paesi europei) e si recano in Italia solo per sbrigare pratiche burocratiche; spesso facevano accreditare l'assegno sociale su conti correnti da cui altri famigliari effettuano poi i prelevamenti. Tutti risultavano iscritti all'Aire, il registro degli italiani residenti all'estero.
Ultimo aggiornamento: 28 Luglio, 16:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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