Mose, fatture gonfiate per acquisti in
Croazia: fondi neri scoperti in Austria

Sabato 13 Luglio 2013 di Giampaolo Bonzio
Giovanni Mazzacurati, 81 anni
VENEZIA - Questa volta il bersaglio grosso il Consorzio Venezia Nuova. Lo storico presidente e direttore generale, dimessosi lo scorso 28 giugno, Giovanni Mazzacurati, 81 anni, finito agli arresti domiciliari insieme ad altre sei persone (altre sette hanno invece l’obbligo di dimora) in seguito ad un’inchiesta sulla turbativa d’asta in merito ad aziende collegate ai lavori del Mose, il progetto per la difesa di Venezia dall’acqua alta. Si tratta del secondo affondo della Procura dopo l’arresto, nei mesi scorsi, di Piergiorgio Baita, l’ex presidente della Mantovani. In questo caso si tratta di accertamenti che hanno tratto spunto da una verifica amministrativa su una delle tante aziende impegnate negli interventi di salvaguardia, la Cooperativa San Martino scarl di Chioggia.





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Nel 2009 i finanzieri della tributaria lagunare, coordinati dal colonnello Renzo Nisi, hanno scoperto che questa società aveva dato vita ad una serie di operazioni e fatturazioni fittizie collegate all’acquisto di palancole e di sassi da annegamento provenienti da una società croata. Avendo notato che alcuni costi erano lievitati a dismisura, i finanzieri hanno scoperto una società in Austria dove venivano creati i fondi neri poi messi a disposizione della Cooperativa. La scelta dell’Austria non è casuale visto che quello, in gergo, viene definito un "paradiso bancario". Da questo primo nucleo di partenza, relativo ad un frode di oltre cinque milioni di euro per operazioni inesistenti sistemate in una contabilità parallela, la Finanza ha poi messo sotto i riflettori anche altre aziende che lavoravano per il Consorzio. È saltato fuori che alcuni appalti per il Mose funzionavano in modo arbitrario.



Emblematico il caso di un bando per lo scavo dei canali per conto dell’Autorità portuale, suddiviso in tre stralci per un totale di quasi 15 milioni. Ad attirare l’attenzione degli inquirenti è il fatto che generalmente i ribassi si attestano fino al 46 per cento, in questi casi si arriva solo attorno al 10. Con un evidente danno per lo Stato, per più episodi, anche fino a 100 milioni. «Durante i controlli che hanno visto l’impiego di 500 uomini - hanno spiegato i finanzieri - abbiamo accertato che il Consorzio può gestire, dirigere e quindi anche scegliere le società che poi dovranno fare i lavori». Per questo appalto un soggetto, uscito da questa sorta di "patto", presenta all’ultimo minuto una proposta vincente che scatena le ire delle altre imprese.



«In questo caso - ha spiegato il colonnello Nisi - la Coveco ha vinto, ma subito dopo il Consorzio ha disposto che doveva assolutamente far lavorare anche gli altri soggetti esclusi». Da qui l’indagini del pm Tonini che ipotizza la turbativa d’asta. Le intercettazioni non fanno che confermare un quadro dove, come hanno spiegato gli investigatori, Mazzacurati agiva da "padre padrone" capace di influenzare ogni vicenda.



Agli arresti domiciliari sono finiti anche Pio Savioli, consigliere del Consorzio Venezia Nuova; Federico Sutto, dipendente del Consorzio Venezia Nuova ex socialista legato in passato a Gianni De Michelis; Roberto Boscolo Anzoletti, rappresentante legale della Lavori Marittimi e Dragaggi Spa; Mario Boscolo Bacheto, amministratore di fatto della Cooperativa San Martino; Stefano Boscolo Bacheto, amministratore di fatto della Cooperativa San Martino e Gianfranco Boscolo Contadin (detto Flavio), direttore tecnico della Nuova Co.ed.mar.



L’obbligo di dimora è invece scattato per Valentina Boscolo Zemello, rappresentante legale della Zeta Srl; Antonio Scuttari, rappresentante legale della Clodiense Opere Marittime; Carlo Tiozzo Brasiola, rappresentante legale della Somit Srl; Luciano Boscolo Cucco, rappresentante legale de "La Dragaggi srl"; Dimitri Tiozzo della Tiozzo Gianfranco Srl; Juri Barbugian della Nautilus Srl; Erminio Boscolo Menela della Boscolo Sergio Menela. Eseguite 140 perquisizioni, soprattutto nel Veneziano, ma anche a Padova, Treviso e Pordenone. Un centinaio gli indagati.



Secca la replica dei difensori di Mazzacurati, gli avvocati Alfredo Biagini e Giovan Battista Muscari Tomaioli. «Il Mose non c’entra, si tratta di un appalto per il porto di Venezia».
Ultimo aggiornamento: 7 Aprile, 21:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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