Governo, Amato verso l'incarico. Letta e Alfano vicepremier

Martedì 23 Aprile 2013
Giorgio Napolitano e Giuliano Amato
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ROMA Solo dalla direzione del Pd di oggi pomeriggio si capir quale composizione e durata potr avere il possibile esecutivo di larghe intese che ieri Giorgio Napolitano ha dato per inevitabile vista anche, e soprattutto, la matematica. I tempi sono strettissimi e nelle parole di ieri del Capo dello Stato si scorge l’intenzione di chiudere tutto in settimana dando l’incarico domani, con il doppio voto di fiducia entro sabato. D’altra parte occorre battere il ferro fin che è caldo senza lasciare tempo ai partiti di costruire nuove opzioni più o meno paralizzanti.



Mentre Berlusconi punta deciso ad interpretare alla lettera l’invito del Capo dello Stato ed è pronto a mettere in piedi un governo politico e di legislatura, a sinistra le contorsioni non sono ancora cessate e ieri sera a Palazzo Grazioli si guardava con una certa apprensione al numero di coloro che nel Pd diranno «no» o subordineranno la nascita dell’esecutivo ad un orizzonte temporale. Nel destino a breve del Pd e del Pdl sembra esserci solo la nascita di un esecutivo di larghe intese, con il Quirinale nel ruolo propulsore di una legislatura che di fatto non è ancora cominciata. Ai blocchi di partenza è schierato già il possibile presidente del Consiglio: Giuliano Amato. Il dottor Sottile è infatti tra coloro che lo stesso Napolitano ha più volte consultato nel corso di un settennato difficile ed è in pole position nella corsa a palazzo Chigi. A meno che i due principali partiti non arrivino ad un’intesa su altro nome. Eventualità che il Quirinale non esclude, ma che sembra impossibile viste le tensioni esistenti a sinistra e i mugugni che serpeggiano anche nel centrodestra con la Lega pronta a chiamarsi fuori riequilibrando di fatto il ”no” a sinistra pronunciato già da Sel. Se il Pd oggi pomeriggio conterrà i dissensi che potrebbero prodursi in aula in un ”no” alla fiducia, la strada del governo Amato potrebbe spianarsi mentre verrebbe archiviata l’ipotesi di un incarico a Enrico Letta che potrebbe comunque avere nel nuovo esecutivo un ruolo di rilievo come vicepremier insieme ad Angelino Alfano.



POLTRONE


Sulla carta un governo Pd-Pdl-Scelta Civica può contare su 455 voti a Montecitorio e 240 al Senato. Una maggioranza bulgara che potrebbe rafforzarsi mettendo ministri politici nell’esecutivo come pretende il Pdl e come, raccontano, lo stesso Alfano ieri abbia ribadito di nuovo al Capo dello Stato. Oltre al segretario del Pdl, Berlusconi potrebbe dare il via libera al saggio Gaetano Quagliariello, candidato alle Riforme, ad una donna come l’ex ministro Gelmini o alla parlamentare Bernini. In odore di poltrona ministeriale anche l’ex presidente del Senato Renato Schifani. All’Economia sembra difficile la riconferma di Grilli ed è probabile che si decida di pescare in Bankitalia con il direttore generale Saccomanni o il ”saggio” Salvatore Rossi che, in alternativa, potrebbe comunque finire alle Funzione Pubblica. Tra i dieci saggi a suo tempo nominati da Napolitano si pescheranno le figure più tecniche che serviranno a completare la rosa dei ministri qualora i partiti fatichino a dare indicazioni. L’ex presidente della Basilicata Bubbico potrebbe essere una delle indicazioni provenienti dal Quirinale, mentre il suo compagno di partito, Francesco Boccia, viene candidato per dicasteri difficili come il Lavoro o lo Sviluppo Economico. Dopo anni di ostracismo, ieri erano i giornali di destra a evocare Luciano Violante alla Giustizia. Agli Esteri, anche in chiave di contenimento della liquefazione della sinistra, potrebbe finire un escluso di lusso come Massimo D’Alema.
Ultimo aggiornamento: 09:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA