"Ruba" il profilo Facebook: costretto
a mangiare escrementi e a leccare il wc

Domenica 14 Aprile 2013 di Gabriele Zanchin
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TREVISO - Segregato in bagno e costretto a mangiare escrementi e a leccare la tavola del water. Nonnismo da caserma? No. La scioccante vicenda, che vede coinvolti due 15enni, si consumata all'interno di una casa di accoglienza delle Pedemontana trevigiana. L’episodio ha portato alla denuncia di un minorenne, tra l'altro già ai domiciliari per rapina aggravata, che ora deve rispondere di violenza privata e minacce.



A scoprire quanto stava accadendo è stato un educatore che ha segnalato l’angosciante vicenda ai militari dell’Arma. La delicata indagine è stata portata avanti dai carabinieri di Fonte, coordinati dal comandante della Compagnia di Castelfranco, Salvatore Gibilisco.



Il 15enne viveva da tempo nella struttura protetta, dividendo la camera con un coetaneo. Qualche giorno prima era accaduto un episodio futile che il ragazzino non aveva gradito. Aveva infatti scoperto che il coetaneo si era impossessato del suo profilo Facebook. Un'onta che doveva in qualche modo essere lavata. Come? Approfittando del suo fisico e del suo forte carattere, ha rinchiuso il compagno di stanza nel bagno per poi costringerlo non solo a mangiare gli escrementi, ma anche a leccare la tavola del water.



Una violenza fisica e psicologica aberrante che è venuta a galla quasi subito perché un educatore si è accorto che i due ragazzi mancavano all'appello. Così si è recato nella loro stanza trovandovi solo il 15enne che, in un primo momento, ha cercato di sviarlo. L’operatore però ha intuito che qualcosa non andava. A confortare i suoi sospetti sono arrivati i rumori provenienti dalla toilette. Ha così aperto la porta e trovato l’altro 15enne in condizioni pietose. Appena vista la porta spalancarsi il ragazzino, per la vergogna, è scappato, guadagnandosi la "libertà".



L’aguzzino, non pagò di quello che aveva combinato, ha afferrato un coltello da tavola, l'ha puntato verso l'operatore e lo ha minacciato: «Fai silenzio - ha sibilato - o ti ammazzo». L’educatore ha mantenuto la calma e è riuscito a farlo ragionare e a fargli deporre il coltello. Ma l’episodio di violenza non poteva restare impunito. I responsabili della casa d'accoglienza si sono così rivolti ai carabinieri che, con la riservatezza richiesta dal caso, hanno ascoltato vittima e carnefice, portando alla luce la drammatica storia di disagio giovanile.

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