Massimo Fini: «Sono cieco
non posso più scrivere»

Mercoledì 11 Marzo 2015
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Caro direttore,

da qualche settimana non trovo più sul giornale la rubrica di Massimo Fini con il quale, ad onor del vero, spessO non mi trovavo d'accordo ma che leggevo sempre con curiosità e interesse. Come mai è sparita? Spero non si tratti di qualche forma di censura.



Giulio Pietrobon



Padova



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Caro lettore,

quale fosse il rapporto che lo legava al Gazzettino, Massimo Fini lo ha raccontato nel suo ultimo e autobiografico libro, "Una vita", edito da Marsilio, uscito da poche settimane. "Al Gazzettino di Venezia", scrive a pagina 92-93, "sono approdato nel 2002 per iniziativa di Luigi Bacialli, sostituito qualche anno dopo, nella direzione, da Roberto Papetti. Con Papetti, in otto anni, ho parlato una sola volta, quando morì Oriana Fallaci, perché, avendola conosciuta da vicino, anche troppo, ero l’unico a poterne fare un ritratto. Ma i miei pezzi, spesso antiberlusconiani (il giornale è di centro destra) e da ultimo fortemente antioccidentali, passano sempre senza intoppi, titolati alla perfezione dai capiredattori, il che con i miei articoli non è sempre facile perché spesso metto insieme, legandoli, vari argomenti e ci vuole professionalità, attenzione e cura per centrarne, in poche battute, il succo. Del Gazzettino mi piace poi la compostezza. Niente titoli sbracati. Già da come risponde il centralinista, con cortesia tutta veneziana (‘veneziani gran signori’) ti rendi conto che sei in un mondo che non ha perso il gusto delle buone maniere."

Quindi, come si può ben capire, la censura o il dissenso con le idee di Massimo non c'entrano nulla. Purtroppo, devo però aggiungere. Sì, perchè la ragione per cui Massimo Fini ha smesso di scrivere per il Gazzettino è un'altra, più drammatica e definitiva. L'ha spiegata lui stesso con una nota sul suo sito, www.massimofini.it. La riportiamo integralmente: "Avviso per i miei lettori: sono diventato cieco. O, per essere più precisi, semicieco o "ipovedente" per usare il linguaggio da collitorti dei medici. In sostanza non posso più leggere e quindi nemmeno scrivere. Per uno scrittore una fine, se si vuole, oltre che emblematica, a suo modo romantica, ma che mi sarei volentieri risparmiato. "Una vita" è quindi il mio ultimo libro. E la mia storia, di scrittore e di giornalista, finisce qui. Del resto nella vita arriva sempre un momento in cui, per una ragione o per l'altra, si deve uscire di scena. Il sito rimane aperto per chi voglia sottoscrivere il Manifesto, per le mail (ho qualcuno che mi dà una mano), per inviti, conferenze, interviste, perchè se ho perso l'uso della vista non ho perso quella della parola e, spero, nemmeno il ben dell'intelletto. Un grazie a tutti quelli che mi hanno seguito in questi ultimi, e per molto faticosi, anni". Credo non ci sia nulla da aggiungere. Grazie a te, Massimo.
Ultimo aggiornamento: 13:24

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