Elena Rui, la talentuosa scrittrice
padovana trionfa al Malerba

Venerdì 2 Gennaio 2015
Elena Rui, la talentuosa scrittrice padovana trionfa al Malerba
PADOVA - Elena Rui, 34 anni, padovana, ha vinto con “Fiale” l’ultimo premio letterario intitolato allo scrittore e sceneggiatore Luigi Malerba.



Elena vive e lavora in Francia da molti anni: come mai ha lasciato l'Italia?

«Quando sono partita, nel settembre del 2005, non sapevo che stavo “lasciando l’Italia”: andavo a prestare servizio come assistente d’italiano in un liceo di Albi per sette mesi, convinta che a contratto concluso sarei tornata alla mia vita di sempre. Avevo fatto i conti senza il mio collega assistente d’inglese, con cui mi sono sposata, in Francia, qualche anno dopo. Dopo Albi c’è stata Tolosa dove ho insegnato come lettrice all’Université du Mirail e poi Parigi, dove vivo e lavoro come traduttrice dal 2008. Non sono più tornata, ma nello stesso tempo torno continuamente: non potrei farne a meno».



Quanto ha influito il suo lavoro di traduttrice nella sua scrittura e quando è nata questa passione?

«È strano: io ho cominciato a scrivere narrativa tardi, da adulta, a trent’anni. Prima per me la scrittura era una dimensione privata, uno sfogo, come lo è per tanti. Non credo che la traduzione abbia influito molto sulla mia scrittura, perché io traduco principalmente testi tecnici e commerciali. Ecco, il bilinguismo, invece, ha senz’altro avuto un ruolo: i miei personaggi sono spesso bilingui o comunque vivono in bilico fra realtà linguisitche diverse».



Molti suoi racconti ruotano attorno a legami familiari: quanto è importante per lei il ruolo della famiglia nella società e nella formazione della nostra personalità? E quanto invece è dovuto alla casualità, al destino?

«Credo che la famiglia formi la nostra personalità molto più di tutti i “piccoli equivoci” in cui la vita può farci incappare da adulti. Però ciascuno di noi reagisce all’ambiente in cui si forma in base a un carattere che gli è proprio dalla nascita. In Italia si parla continuamente di famiglia, spesso associandola a valori positivi, ma per me la famiglia è semplicemente un contenitore: dentro ci può essere di tutto, cose meravigliose come tremende e spero che i miei racconti riflettano con lucidità questo aspetto».



Un'altra protagonista è la morte….

«È vero, la morte è un tema che ritorna spesso nei miei racconti, ma credo, spero, senza morbosità e senza compiacimento. È presente come rovescio imprescindibile e ineluttabile della vita».



La vincita di un premio quanto e come ha influito e influirà nella sua carriera di scrittrice?

«La vincita del Malerba è stata determinante per prendere coscienza di un fatto che può sembrare banale, ma non lo è: io scrivo. È chi ti legge, non tu che scrivi, che decide se sei uno scrittore. Sto cercando di portare a termine un romanzo che m’impegna da un po’. Ogni tanto, però, mi viene voglia di scrivere qualche racconto e continuo a farlo. Credo che il racconto sia una dimensione che mi si confà».
Ultimo aggiornamento: 3 Gennaio, 13:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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