Addio a Luxardo, inventore del maraschino: ricostruì l'azienda dopo la guerra

Mercoledì 4 Dicembre 2019 di Donatella Vetuli
Nicolò Luxardo
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PADOVA - Addio a Nicolò Luxardo, l'industriale che riuscì a ricostruire la fabbrica distrutta dai bombardamenti e a consolidare così una dinastia, quella del maraschino, che non ha conosciuto sconfitte. 
Se ne è andato a 92 anni, nella sua casa di Padova, dove abitava con la moglie Anna Maria Angelini. La sua storia, come quella della famiglia, è legata alle vicende della Dalmazia, paese in cui nacque il famoso liquore, e del Veneto dove i Luxardo giunsero dopo il 1943, anno in cui gli alleati rasero al suolo la loro azienda di Zara, fondata nel 1821 dal capostipite Girolamo, patrizio genovese. Oggi la Spa che porta il suo nome e che ha sede a Torreglia esporta in tutto il mondo i suoi celebri prodotti, dal tradizionale maraschino allo cherry battezzato da Gabriele D'Annunzio, a Fiume, Sangue Morlacco. Un'azienda internazionale nel suo Dna, che ha superato nella lunga vita bombardamenti, invasioni, guerre commerciali, ma dove l'amore per la storia, le lettere e la poesia è davvero una passione di famiglia.
LAVORO Tenace nel lavoro in fabbrica, Nicolò Luxardo è stato autore di alcuni libri, fra i quali Dietro gli scogli di Zara, che ricorda la vicenda dei fratelli Pietro e Nicolò, rispettivamente padre e zio dell'imprenditore, fatti scomparire dai titini. Per dieci anni la famiglia non seppe niente di loro. 
L'unico fratello superstite, Giorgio, che si trovava allora in congedo militare a Bologna, ricominciò tutto da capo insieme a Nicolò, suo nipote, che all'epoca aveva 20 anni. Un libro di memorie, che rappresenta un contributo notevole alla grande storia degli esuli. 
Ecco allora la scelta per i Luxardo di stabilirsi a Torreglia, sui Colli Euganei, dove vennero distribuite agli agricoltori le piante di marasche, vincendo la diffidenza dei produttori per l'insolita cultivar. Un luogo perfetto per quel frutto rosso. Ecco l'azienda ricostruita. Ecco i liquori dalla stessa ricetta di sempre. Era stata la moglie di Girolamo, Maria Canevari, a produrlo in casa, ma fu così apprezzato da spingere poi il marito a una scelta industriale. Una fortuna che continua ancora oggi, grazie anche al ricettario trasportato clandestinamente da Zara a Torreglia nel doppiofondo di una scrivania.
Si deve sempre a Nicolò un'altra importante attività culturale, con la pubblicazione della Rivista dalmatica di storia patria, da lui a lungo diretta, fino a circa dieci anni fa. 
UMANESIMO L'umanesimo di un industriale illuminato ha contagiato anche Piero, figlio di Nicolò, al comando insieme al fratello Guido e al cugino Franco della Spa di Torreglia: è stato docente di Letteratura italiana del Novecento all'università di Padova ed è attuale presidente del comitato di gestione del Campiello. Inoltre, la moglie di Nicolò, Anna Maria Angelini, è un'apprezzata poetessa.
«Oltre che industriale è stato un storico - ricorda il figlio Piero -. E lascia un'imponente biblioteca. Si è occupato a lungo delle vicende della Repubblica di Genova e delle province di Parma e Piacenza. Quanto alla nostra azienda, ha scritto I Luxardo del Maraschino».
CAPACITÀ Un uomo dai mille interessi e altrettante capacità. Ha curato i restauri di alcune ville venete ed è stato ispettore ai monumenti e alle belli arti. Della Luxardo è stato presidente dal 1963, anno in cui morì Giorgio, sino al Duemila. Ma è stato anche fondatore dei Giovani imprenditori di Confindustria.
Con lungimiranza, ha sviluppato nel tempo l'esportazione dei prodotti, con le vendite negli Usa e in Giappone. 
La Luxardo, una delle poche aziende a potere vantare di essere stata legata sempre alla stessa famiglia, oggi alla settima generazione, ha un fatturato di 25 milioni con un'autosufficienza produttiva di trentamila marasche piantate tra i Colli euganei e quelli berici. 
I funerali dell'imprenditore si terranno in forma privata, la salma sarà tumulata a Trieste, città dove era nato.
 
Ultimo aggiornamento: 18:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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