Ferrovia pedemontana abbandonata: ridotte 6 delle 20 corse giornaliere

Martedì 3 Dicembre 2019 di Lorenzo Padovan
Ferrovia pedemontana abbandonata: ridotte 6 delle 20 corse giornaliere
2
Il sindaco di Maniago Andrea Carli ha un diavolo per capello sulla questione della ferrovia pedemontana. Una tratta che avrebbe delle ottime potenzialità, ma che invece è stata in qualche modo abbandonata al proprio destino. E ora è arrivata la mazzata della riduzione di 6 delle 20 corse giornaliere, con quattro soppressioni e due sostituzioni con i bus. «Eppure i dati sono positivi - rileva Carli -: da un confronto tra i primi tre trimestri del 2018 e quelli di quest'anno c'è un aumento degli utenti e, in prospettiva, per fine anno sono persuaso si possano raggiungere i 100 mila passeggeri, 10 mila in più di dodici mesi fa. Di fronte a questa crescita la decisione è stata quella di tagliare corse e, soprattutto, lo si è fatto senza minimamente ascoltare le esigenze del territorio. Siamo ormai al paradosso: le decisioni si assumono chiedendo a un presunto esperto di Gemona quali sono i bisogni della pedemontana pordenonese. Siamo senza parole».
 
LA RABBIA DEL SINDACOCarli ricorda, ad esempio, che la corsa delle 8.24 per Sacile era utile e frequentata (mentre dal 16 dicembre ci sarà un buco di sei ore, dalle 7 alle 13, per chi si muove verso Venezia) e che l'ultima della sera poteva rappresentare un'opportunità per i lavoratori impegnati in straordinari. «Non chiedevamo molto, ma almeno l'ascolto delle istanze del territorio, una minima condivisione. Invece, nulla: ci siamo trovati i nuovi orari con relative soppressioni nel sito di Trenitalia. Adesso, però, la Regione ci deve dire chiaramente cosa intende fare per il futuro: a maggio c'è stato un incontro per il fondamentale allungamento della tratta fino a Travesio. Non servono milioni: ci sono soltanto quattro passaggi a livello da sistemare, ma da allora il silenzio è stato assordante. Che fine ha fatto il consigliere regionale Zanon che da sindaco è stato un paladino della riapertura? Da quando è stato eletto in Regione (con un anno di ritardo, per un ricorso al Tar, ndr) non è più intervenuto sulla questione. Eppure sono proprio i suoi concittadini di Cavasso, e gli abitanti di Fanna e Meduno, che vengono da me e chiedono quando il treno tornerà a transitare. Senza parlare degli investimenti straordinari della Roncadin, che ha anche un progetto vincente in termini di turismo industriale, tralasciando l'aspetto fondamentale che molti dei suoi 600 addetti potrebbero lasciare l'auto a casa».
REGIONE SOTTO ACCUSA«È ormai chiaro a tutti che la Regione si è disimpegnata - conclude Carli -: sarei lieto di essere smentito, ma se alla giunta precedente è stata mossa l'accusa di troppo attivismo, che peraltro contesto, dell'attuale possiamo solo dire che sono spariti. E se pensano di usare i treni storici come diversivo, si sbagliano di grosso. Quel progetto (che costa quasi mezzo milione di euro l'anno, ndr) proposto com'è oggi, è fine a se stesso: qui bisogna occuparsi del trasporto pubblico locale».
Lorenzo Padovan
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci