Marilena massacrata con più colpi poi gettata nella cisterna

Domenica 1 Dicembre 2019 di Alberto Beltrame
Marilena massacrata con più colpi poi gettata nella cisterna
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TREVISO Uccisa con più colpi sferrati con un oggetto contundente, forse proprio il martello di cui ha riferito un testimone chiave. Le prime risultanze dell’autopsia eseguita ieri sul corpo di Marilena Corrò, la 52enne trevigiana uccisa martedì scorsa a Sal Rei, sull’isola di Boa Vista, a Capo Verde, parlano di un massacro e smentiscono la versione fornita da Gianfranco Coppola, il 48enne insegnante di kick boxing finito in carcere con l’accusa di omicidio assieme al socio Pierangelo Zigliani, 68enne milanese.
 
«Abbiamo litigato, le ho tirato un pugno ed è caduta a terra sbattendo la testa, non volevo ucciderla» aveva detto Coppola al giudice, ammettendo di aver aggredito Marilena al termine di una furibonda lita ma descrivendone l’esito come una imprevedibile tragedia. Il primo esame sul corpo della donna racconta però una verità diversa: la 52enne non è morta per una ferita successiva a una caduta, ma è stata colpita più volte, massacrata con un oggetto trasformato in arma.
GLI ACCERTAMENTI
Solo nelle prossime ore l’anatomopatologo incaricato dalla Procura capoverdiana riferirà i risultati della perizia, effettuata ieri pomeriggio a Boa Vista. La magistratura potrebbe a quel punto disporre ulteriori accertamenti alla polizia, che subito dopo l’omicidio, oltre ad arrestare Coppola e Zigliani, aveva effettuato una perquisizione all’interno del bed & breakfast “A Paz”, di proprietà della 52enne ma preso in gestione dai due uomini, mettendo sotto sequestro denaro, cellulari, una memoria elettronica e una quantità di marijuana definita “consistente” dalla magistratura. Il movente dell’omicidio sarebbe legato a questioni del tutto economiche. Coppola e Zigliani si erano insediati da diversi mesi nella pensione di Sal Rei, ma non avevano fatto alcun investimento e l’attività non era stata neppure avviata. Non avevano pagato a Marilena quanto pattuito, ed era questo il motivo delle continue liti tra la donna e Coppola, soggetto violento che già in passato, secondo quanto riferito da alcuni amici della donna, l’aveva minacciata di morte. Tanto che la 52enne si era barricata nella sua stanza, alla cui porta aveva fatto pure agganciare una catena. «Dammi i soldi o dico a tutti che sei uno spacciatore» sarebbero state le sue ultime parole, hanno riferito fonti locali, anche se i conoscenti hanno smentito che, al di là di qualche spinello, il 48enne fosse dedito allo spaccio.
GETTATA NELLA CISTERNA
Il ruolo di Zigliani, che finora ha sempre escluso un suo coinvolgimento nel delitto, è ancora da definire. «Stavo dormendo, io non c’entro nulla» ha detto al giudice.

Stando a un testimone, invece, si sarebbe occupato di ripulire le tracce di sangue dalla stanza in cui è avvenuta l’aggressione, e potrebbe aver anche aiutato Coppola a disfarsi del corpo di Marilena, ritrovato all’interno di una cisterna dell’acqua dai vicini di casa, i primi a lanciare l’allarme dopo aver sentito le urla disperate della 52enne trevigiana.

Ultimo aggiornamento: 2 Dicembre, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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