L'ex sindaco Cacciari: «Solo dei poveretti possono andare a votare per spaccare la città»

Venerdì 29 Novembre 2019 di Roberta Brunetti
L'ex sindaco Cacciari: «Solo dei poveretti possono andare a votare per spaccare la città»
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«Il referendum? Una colossale puttanata». Massimo Cacciari, si sa, sbotta quando è spazientito. E l'ormai imminente consultazione per la separazione di Venezia e Mestre in due Comuni è argomento che lo fa irritare. Il filosofo, per tre volte sindaco di Venezia e complessivamente primo cittadino per 12 anni, prende cappello quando di parla dell'ipotesi di spaccare in due la città.
«Solo nel paese dei balocchi - parte subito a testa bassa -può esistere che ogni cinque, sei anni si torni a votare per la stessa cosa. Capirei, al limite, se la richiesta di separarsi fosse arrivata dal Lido o dalla Giudecca... Ma parliamo di dividere Venezia e Mestre. Come si fa ad andare a votare infinite volte sullo stesso identico argomento! E poi il problema in Italia è quello di mettere insieme i Comuni. Non certo dividerli. Solo i mentecatti possono credere di risolvere i problemi della città dividendo Venezia e Mestre».
L'impressione è che in questi ultimi giorni sia cresciuta la voglia di separazione tra i residenti del centro storico. Lei che valutazione dà di questi segnali di interesse?
«Per l'acqua alta. Tutte cose contingenti. Ma solo i mentecatti, ripeto, possono credere di risolvere i problemi dividendo il Comune. Detto questo, mi associo all'appello del sindaco di non andare a votare».
Casson ha ripetuto che l'invito all'astensione è antidemocratico, che il voto per la separazione non è di destra...
«Casson ne ha dette di tutti i colori. Non si può ascoltare! Chi sta ancora a sentire Casson è al di là del bene e del male. Non si arriverà al quorum, in attesa che un altro branco di mentecatti riproponga lo stesso referendum. Bisognerebbe che chi ha l'autorità avesse la saggezza di mettere fine a questo ripetersi dei referendum. Tutti gli argomenti sono stati detti e ridiretti, fin dalla primo referendum».
Oggi il fronte del sì insiste molto sul fatto che con la divisione sarebbe più facile ottenere uno Statuto speciale per Venezia. Cose ne pensa?
«Cosa c'entra! È chiaro che anche uno statuto speciale dovrebbe riguardare l'intero territorio. C'è la specificità incredibile di Venezia. Ma c'è la specificità incredibile anche di tutta la gronda lagunare. Come si possono portare a termine il disinquinamento, le bonifiche, i marginamenti della zona industriale a prescindere da una visione unitaria. È un sistema unico. Tutto il territorio mestrino sversa in laguna. Sono territori legati innanzitutto da un punto di vista ambientale ed ecologico. Ma anche queste sono cose dette e ridette. Solo dei poveretti possono andare a votare per questo referendum».
Un sindaco come Brugnaro può essere una ragione che spinge un certo elettorato a votare per la divisione?
«Un sindaco come Brugnaro, con tutta la simpatia che posso avere per l'uomo, può solo far crescere la voglia di cambiarlo. E basta.
E quindi?
Il mio appello per il referendum è che non si vada a votare e si lasci cadere questa enorme bufala nel vuoto».
 

Ultimo aggiornamento: 30 Novembre, 15:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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