«Il Mose può uccidere il porto: torre di controllo per evitare il crac»

Giovedì 28 Novembre 2019
«Il Mose può uccidere il porto: torre di controllo per evitare il crac»
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VENEZIA Il porto rischia di essere la «prima vittima del Mose». Se non ci si organizzerà con un centro di gestione del traffico, come fanno gli altri porti regolati del nord, gli scali lagunari rischiano di morire. «E io non voglio essere il commissario liquidatore dei porti di Venezia e Chioggia» ha ammonito il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, ieri in audizione davanti alla Commissione lavori pubblici del Senato. Conciso, ma efficace, Musolino ha spiegato ai senatori quali saranno gli effetti del Mose, una volta entrato a regime, insistendo sulla necessità di minimizzare le interferenze delle future chiusure delle paratoie, che nel periodo autunnale potrebbero fermare il porto al 60%. La soluzione: una sorta di torre di controllo del traffico che, sulla base delle previsioni meteo e degli arrivi, rallenti o acceleri le navi per ridurre al minimo l'impatto.
LA TORRE DI CONTROLLO«L'Autorità portuale non ha competenza sul Mose - ha premesso il presidente - Venezia è il primo beneficiario, ma il porto è la prima vittima. Con le due bocche di porto chiuse a Malamocco e Chioggia saremo l'unico porto al mondo senza accesso al mare». Ed ecco la necessità di un riconoscimento della natura regolata del porto veneziano, che dovrà godere di regole ad hoc e relativi finanziamenti. Musolino ha citato l'esempio dei porti del nord. In particolare «Rotterdam è simile a Venezia: lì hanno creato una torre di controllo dove convogliano le informazioni su navi, maree, vento e nebbia in modo da avere un centro di gestione precisa del traffico. Dobbiamo ottenere garanzie di un riconoscimento legislativo per avere anche noi questi strumenti, visto che siamo un porto speciale».
STOP DAL 60% AL 10%
Il presidente ha portato anche dei dati sul futuro del porto, con il Mose in funzione. «Nel periodo autunnale, in assenza di un centro di gestione del traffico, avremo il porto chiuso al 60%. Un tempo proibitivo che ne decreterebbe la morte. Ma con un lavoro di coordinamento, di scambio di informazioni tra tutti i soggetti coinvolti, riusciremmo ad abbassare il tempo di incidenza al solo 10%, che è assolutamente accettabile, direi fisiologico in un porto. Capite da queste percentuali che una pianificazione del traffico, sulla falsariga di quello che avviene a Rotterdam, sarebbe una soluzione funzionale, al netto dell'utilizzo della conca di navigazione».
LA CONCA SBAGLIATAAltro tema caldo, questo della conca, che Musolino ha riassunto ai senatori. Costata 653 milioni di euro, doveva garantire l'ingresso delle navi anche con la bocca di Malamocco chiusa. Ma «non entrerà mai in funzione» ha denunciato il presidente. Troppo piccola, disallineata, per entrarci i comandanti dovrebbero essere «piloti di formula uno». «Abbiamo fatto delle simulazioni con la Capitaneria di Porto e i risultati non sono confortanti».
In questo scenario, oltre alla torre di controllo, Musolino ha rilanciato anche la proposta di trasformare la piastra realizzata per i cassoni del Mose a Santa Maria del Mare. Invece di ripristinare i luoghi, l'enorme colata di cemento verrebbe adattata per «ricavare due accosti di porto rifugio per superare il problema della conca, recuperando anche i soldi pubblici che sono stati investiti».
LE ALTRE QUESTIONIIn commissione Musolino ha passato in rassegna anche gli altri nodi aperti. Il mancato dragaggio dei canali portuali, innanzitutto. «Il protocollo fanghi è ancora insabbiato al ministero dell'Ambiente» ha denunciato. Con ricadute drammatiche per l'attività portuale. «Chioggia in particolare versa in condizioni emergenziali, con fondali che dai -7, -8 metri previsti sono arrivati a -6!». E poi la questione delle grandi navi. Musolino ha insistito sulla soluzione Marghera. «Per sistemare le banchine ci vogliono due anni. Ma più si aspetta, più i tempi per una soluzione si allungano». Tante questioni urgenti su cui alla fine il presidente della commissione, Mauro Coltori, si è ripromesso di organizzare un'altra audizione. Tutta da dedicare alle questioni portuali.
Roberta Brunetti

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