Ancora su Fazio: il vero problema non è il suo alto compenso, ma il rispetto di tutti i telespettatori

Mercoledì 27 Novembre 2019
29
Egregio direttore,
la Rai per rispetto dei cittadini, capaci ma meno fortunati di Fabio Fazio, soprattutto dopo l'ultima puntata della sua trasmissione, dovrebbe rivedere gli immotivati stipendi a questo tipo di conduttori. Non fanno spettacolo, intervistano su copioni prestabiliti ospiti ben pagati. Non c'è bisogno nemmeno della satira della signora Litizzetto, offende e basta. Ah, il nostro canone che bruttissima fine che fa, mentre a che tempo che fa, è sempre festa.

Rimo Dal Toso
Padova

Caro lettore,
anche oggi parliamo di Fabio Fazio. Lo facciamo perché sono state parecchie le lettere di critica o di protesta che abbiamo ricevuto dopo la puntata di Che tempo che fa che ha avuto come (osannata) ospite la comandante di Sea Watch e attivista per i diritti dei migranti Carola Rackete, applaudita a scena aperta dal conduttore e dal pubblico presente in studio, ancora prima che parlasse. Posso però permettermi, a costo di apparire anche un po' impopolare, di non essere del tutto d'accordo con lei? Nel senso che non credo che il vero problema sia lo stipendio più o meno stratosferico di Fazio. Provo a spiegarmi. Non conosco con esattezza i compensi del conduttore di Che tempo che fa. So che sono molto elevati e che per questo hanno già in passato suscitato polemiche politiche roventi. A sua difesa il conduttore ha sempre portato alcuni non banali argomenti, gli stessi che abbiamo già ascoltato da tanti altri personaggi televisivi accusati di incassare cachet troppo elevati. I miei programmi, dice Fazio, fanno guadagnare alla Rai molto più di quanto io costo, perché la mia trasmissione fa ascolti molto elevati e l'azienda può perciò vendere gli spazi pubblicitari ad alto prezzo. Quindi io, per la televisione pubblica, non rappresento una spesa eccessiva, ma una importante fonte di profitti.

È un discorso che, sul piano strettamente economico, non fa una grinza: finché Fazio con i suoi programmi riesce ad attrarre molti spot pubblicitari, ha buon gioco a chiedere alla Rai di essere pagato di conseguenza. Ma c'è, credo, anche un altro aspetto da considerare. In questo caso non stiamo parlando del festival di Sanremo o di una trasmissione di successo del sabato sera. Un programma televisivo della tv pubblica come Che tempo che fa, in cui si miscela intrattenimento e informazione, proprio perché viene seguito da milioni di telespettatori e proprio perché è condotto da un professionista affermato e, anche per questo, lautamente pagato, dovrebbe cercare di offrire una rappresentazione della realtà meno unilaterale. Dovrebbe avere un equilibrio a un'attenzione alle sensibilità di tutto il pubblico che talvolta invece sembrano mancare. Non lo diciamo noi ma le lettere che su questo tema abbiamo ricevuto. E che non sono state inviate da estremisti o da odiatori di professione. Ma da semplici cittadini che, pagando il canone, vorrebbero vedere anche i loro punti di vista riconosciuti e rappresentati in una trasmissione Rai di grande ascolto. Non mi pare sia una pretesa assurda né lesiva delle libertà di qualcuno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci