Jeans strappati vietati a scuola: "Chi li indossa non entra in classe"

Venerdì 22 Novembre 2019 di Mauro Favaro
I jeans strappati moda tornata di tendenza
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Non si va a scuola con i jeans strappati. All’istituto tecnico-professionale Giorgi-Fermi non li vogliono vedere. Non si scherza. I ragazzi che sgarrano si beccano una sanzione. E se continuano non vengono ammessi in classe. La scuola con sede tra il campus di San Pelajo e via Terraglio ha dettato il nuovo divieto in una circolare firmata dal preside Maurizio Curcio. Anche gli altri istituti superiori hanno approvato dei regolamenti per disciplinare la questione dell’abbigliamento. Ma nella maggior parte sono vietati gli indumenti troppo corti: pantaloni, minigonne e maglie con spalline sottili o che lasciano scoperto l’ombelico. Com’era al Giorgi-Fermi fino all’anno scorso. Invece adesso qui è arrivato il giro di vite. «Si tratta di decoro – mette in chiaro Curcio – a ogni luogo corrisponde un abbigliamento adeguato. C’è forse qualche ragazzo che va a giocare a calcio in giacca e cravatta? No. E allora perché dovrebbe venire a scuola con i pantaloni strappati?».
 
Il nuovo divieto è entrato in vigore il mese scorso. Al momento non ci sono state sanzioni. Ma la circolare parla chiaro: “La scuola è un ambiente pubblico e pertanto l’abbigliamento deve essere consono. Il mancato rispetto delle disposizioni comporterà provvedimenti disciplinari e, se reiterato, la non ammissione in classe”. Ogni scuola superiore ha un proprio punto di vista in merito al decoro. Il regolamento del Duca degli Abruzzi configura come mancanza lieve presentarsi a scuola con calzoncini troppo corti e minigonne succinte. E si comprendono anche i berretti indossati in classe. «Oltre ai divieti e alle sanzioni – sottolinea la preside Antonia Piva – è importante avviare all’interiorizzazione di cosa è appropriato negli ambienti di studio e di lavoro, sotto vari aspetti, inclusi l’abbigliamento e il linguaggio, come forma di apprendimento sociale in una comunità di uguali». Al liceo scientifico Da Vinci, guidato dal preside Mario Dalle Carbonare, l’abbigliamento non adeguato è inserito tra le mancanze di rispetto verso i compagni, gli insegnanti e il resto del personale. Per gli studenti che si presentano nell’istituto di viale Europa con pantaloni corti, gonne troppo corte e magliette succinte scatta il rischiamo verbale da parte dei professori. Se succede più volte, si passa all’avvertimento scritto dal preside e, infine, all’abbassamento del voto di condotta. Anche il classico Canova pone l’uso di un abbigliamento non adeguato tra le infrazioni legate alla mancanza di rispetto verso gli altri.
«Deve essere improntato a uno stile di sobrietà – spiega la preside Mariarita Ventura – ci si affida al buon senso dei ragazzi e anche dei docenti, che in caso di necessità fanno dei richiami, come già capitato. Sempre in un’ottica educativa: anche in futuro, magari sul luogo di lavoro, i ragazzi devono saper riconoscere l’abbigliamento adeguato alle occasioni». Al Canova il richiamo può essere orale o scritto. Dopo tre avvertimenti scritti, si sale di livello. Il consiglio di classe è chiamato a valutare se assegnare a chi non rispetta le regole di decoro dei compiti utili alla comunità scolastica, a cominciare dalla pulizia dei locali, o se passare alla sospensione dalle lezioni fino a un massimo di sei giorni con frequenza di attività alternative. All’alberghiero Alberini la questione se possibile, è ancora più sentita. «L’abbigliamento costituisce un aspetto sostanziale e rientra tra gli obiettivi educativi e professionali» – è stato messo nero su bianco nel regolamento dell’istituto di Lancenigo. Chi si presenta a scuola senza rispettare tali regole non viene accettato.
Ultimo aggiornamento: 24 Novembre, 14:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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