Nuova stangata per Galan: deve 760mila euro alla Regione Veneto

Giovedì 21 Novembre 2019 di Nicola Munaro
Nuova stangata per Galan: deve 760mila euro alla Regione Veneto
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VENEZIA - Giancarlo Galan, l'ex Doge, l'uomo che - per sua stessa ammissione - era il Nordest, adesso deve risarcire la Regione del Veneto. Quello stesso ente sul cui scranno più alto ha seduto per la bellezza di quindici anni ininterrotti.  La sentenza, perché di questo si tratta a tutti gli effetti, la mette nero su bianco la Corte dei Conti che condanna Galan a risarcire con 764.400 euro la Regione per aver dirottato alla ristrutturazione di beni del Patriarcato i fondi in realtà destinati dalla Legge Speciale per Venezia al disinquinamento e alla salvaguardia della laguna. Per il Collegio contabile - presieduto dal giudice Maurizio Mazza - l'ex governatore del Veneto si è macchiato di «una condotta gravissima ed inescusabile» che invece non ha coinvolto l'ex assessore Renato Chisso, pure lui imputato di fronte alla Corte dei Conti per quel dirottamento di fondi ma assolto. 
 
A differenza di Galan che aveva «proposto alla Giunta l'adozione di una deliberazione, in violazione di norme di legge», l'ex assessore alla Mobilità e alle Infrastrutture non era né «il proponente della deliberazione» né tantomeno - come sempre sostenuto dal suo avvocato, Antonio Forza - era il «destinatario di una specifica delega in materia di legislazione sulla salvaguardia di Venezia». Per Chisso, quindi, «l'unica condotta rimproverabile è - scrivono i giudici - al pari degli altri assessori, quella di avere, con il proprio voto, contribuito all'approvazione della deliberazione». 
LA VICENDA
Tutto nasce con la pubblicazione sui gornali della notizia della decisione da parte della giunta Galan di destinare parte dei soldi della Legge Speciale al Patriarcato. Nell'ultima udienza di metà ottobre, la vicenda è stata ricostruita dal viceprocuratore della Corte dei Conti, Giancarlo Di Maio, che ha delineato i contorni di un ingiusto danno causato alla Regione. Secondo la procura contabile - che aveva chiesto la condanna di Galan (per il risarcimento di 764.400 euro, come da sentenza) e di Chisso (per 509mila euro) - infatti, dai fondi della Legge Speciale, destinati a varie opere in provincia di Venezia, sarebbero stati distratti 26 milioni. Di questi, 24 sarebbero andati alla Diocesi per le ristrutturazioni a favore del Marcianum alla Salute e altri due a sostegno dei progetti della Comunità ebraica. Di quella montagna di soldi, sul tavolo della Corte dei Conti erano rimasti poco più di 1,2 milioni di euro, la «sola parte per la quale non è ancora intervenuta la prescrizione», scrivono i giudici.
LE COLPE DI GALAN
Non va tanto per il sottile la Corte dei Conti nello spiegare i motivi della condanna del fu Doge. La sua è stata una «condotta gravissima ed inescusabile, recante chiari indici di riconoscimento, quali la previsione o prevedibilità dell'evento dannoso» verso la Regione Veneto. «Anche in ragione del ruolo rivestito - scrivono i giudici - essendo tenuto a perseguire il rispetto della legalità e il buon funzionamento della Giunta regionale di cui era il presidente. E proprio per questo ben sapeva quale fosse il destino di quei soldi «per la cui programmazione e finanziamento era competente la Regione Veneto, in favore di un soggetto privato per il restauro di immobili». La condotta di Galan, quindi, «è stata connotata da gravi violazioni di norme di legge, oltre che dei principi costituzionali che sovrintendono all'azione amministrativa». Ad avviso del Collegio «la condotta del Presidente Galan è palesemente illecita, avendo proposto alla Giunta l'adozione di una deliberazione, in violazione di norme di legge» e «facendosi promotore di tale iniziativa forniva anche inesatte informazioni» alla Giunta «paventando la decadenza e la revoca dei finanziamenti già disposti» nonché «valorizzando l'interlocuzione con la Presidenza del Consiglio dei ministri, così da ipotizzare una sorta di nulla osta alla deliberazione». 
Da Galan ci si aspettava «una condotta particolarmente attenta e rispettosa della normativa in materia» ben sapendo, invece, che stava violando la legge. Solo così si spiegherebbe, per i giudici, lo scudo cercato nella Presidenza del Consiglio. Nella sentenza «appare comprovato il nesso di causalità tra la condotta e l'evento dannoso, poiché il danno ingiusto non si sarebbe realizzato se Galan non avesse proposto alla Giunta regionale l'approvazione della delibera contestata, da cui è scaturita la distrazione dei fondi».
CHISSO INNOCENTE
Nonostante la richiesta del pm, Chisso è stato assolto dalla Corte dei Conti. Il motivo? Quello di essere, in fin dei conti, un semplice componente della Giunta e di non avere - nello specifico - nessun ruolo di rilevo. 
Per i giudici manca «l'elemento di colpa grave» e la prova che se Chisso avesse votato contro, allora la delibera presentata da Galan non sarebbe passata. Sugli impegni di spesa che hanno poi dato luogo al danno, si legge, «sono stati adottati da una struttura amministrativa facente capo all'Assessorato cui era attribuita la delega alla legge speciale per Venezia». E Chisso «non era stato destinatario della specifica delega che gli avrebbe consentito di assumere nella Giunta regionale una posizione particolarmente qualificata».
Nicola Munaro
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Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 08:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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