Violente rapine: a processo i quattro marocchini terrore degli anziani

Giovedì 21 Novembre 2019 di Francesco Campi
Violente rapine: a processo i quattro marocchini terrore degli anziani
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ARQUÀ - FRATTA - Una banda di predoni, Riders, come il nome dell'operazione che li ha fatti finire in carcere, accusati di una sfilza di rapine messe a segno nella seconda metà di agosto 2018 a cavallo fra le province di Mantova, Padova, Rovigo e Verona. Una serie criminale interrotta il 31 agosto, quando i carabinieri mantovani, con i colleghi padovani, veronesi e polesani, mettendo in campo circa 60 uomini, sono riusciti a pedinare e arrestare a Terrazzo e San Giovanni in Lupatoto, subito dopo un altra rapina a Goito (Mantova), quattro marocchini, con ancora tutta la refurtiva: Zakaria El Jarrari, 29 anni, Mohmed Moner, 32 anni, Sofiane Oubane, 23 anni e Issam Oubane, 35 anni, ritenuto il leader, tutti disoccupati e con vari precedenti, ora in carcere a Verona.
 
SERIE CRIMINALE
I quattro sono stati fin da subito indagati dalla Procura di Rovigo, perché ritenuti responsabili anche delle sette rapine messe a segno nel territorio di competenza: a Castelbaldo il 12 agosto ai danni di una 86enne, a Borgo Veneto il 15 agosto ai danni di un 78enne e una 69enne, in via Ronchi, a Fratta il 18 agosto ai danni di due ultraottantenni e della figlia 44enne, a Giacciano con Baruchella, in via Dosso, il 22 agosto picchiando barbaramente marito e moglie di 76 e 71 anni, ad Arquà, in via Provinciale Ovest, sempre picchiando i padroni di casa, lui 68 anni, lei 63, il 24 agosto, e, sempre lo stesso giorno, anche ad Occhiobello, in via Cavriane, prendendosela con una 78enne, poi a Castelnovo Bariano il 28 agosto, in via Cavo Bentivoglio, a casa di una 72enne.
LE INDAGINI
Per loro il sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo, a giugno ha formulato la richiesta di rinvio a giudizio e ieri i quattro sono comparsi di fronte al giudice per le udienze preliminari Silvia Varotto. Tuttavia, la richiesta avanzata dalla difesa del giudizio con rito abbreviato, che si svolge sulla base degli atti d'indagine e che offre come premio lo sconto di un terzo della pena, ha comportato l'aggiornamento a una nuova data. Tutte le violente rapine sono state compiute con analoghe modalità e identica professionalità: il commando agiva di notte, per lo più in case isolate abitate da anziani, cui rivolgevano poche parole, «zitti» e «soldi», non esitando a colpirli con spranghe, bastoni e schiaffi. A Occhiobello hanno impugnato anche una mannaia. Si muovevano con auto rubate, cambiandole spesso, indossavano passamontagna, guanti, tute e stivali che si toglievano subito dopo il colpo. Per le effrazioni utilizzavano strumenti comuni come piedi di porco. E non usavano i cellulari. Non sprovveduti, quindi, tanto che i carabinieri polesani, coordinati prima dal sostituto procuratore Monica Bombana, poi dalla collega Rizzo, non erano riusciti a trovare elementi di prova sufficienti per chiedere e ottenere ulteriori misure cautelari. A complicare le indagini anche il fatto che la brutalità delle rapine avesse terrorizzato le vittime, che non hanno fornito molti elementi utili al riconoscimento. Decisivo il ritrovamento, a casa di Issam Oubane, di un anello riconosciuto dalle vittime della rapina a Fratta. 
Francesco Campi
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