Matteo Messina Denaro in Veneto, ora è caccia alla cantina "gialla"

Giovedì 21 Novembre 2019 di Paolo Calia
Matteo Messina Denaro in Veneto, ora è caccia alla cantina "gialla"
27

SALGAREDA - Campi e vigne si estendono a perdita d'occhio. Qui il vino è qualcosa di più che banale business: è storia, cultura. Fa parte della quotidianità di tutti. Le aziende agricole sono la colonna portante dell'economia. E in una di queste, nel 2014, per un breve periodo ha soggiornato Matteo Messina Denaro, il boss della mafia latitante da oltre 20 anni, il capo dei capi che ha soppiantato Totò Riina. Personaggio inquietante, figura chiave degli anni delle stragi mafiose, uno dei latitanti più ricercati al mondo. Secondo un pentito, Emanuele Merenda, è stato ospitato in questo fazzoletto di campagna trevigiana che declina verso il litorale. Lo avrebbe ospitato Vincenzo Centineo, palermitano, da trent'anni residente a Salgareda e invischiato nell'inchiesta che ha portato alla luce le infiltrazioni mafiose ad Eraclea. 
 
La notizia riportata da Il Gazzettino corre da un angolo all'altro del piccolo Comune. Ne parlano tutti. Il sindaco Andrea Favaretto, un veterinario con la passione per il suo paese e per la politica, dalla mattina presto non fa altro che rispondere a chi gli chiede qualcosa di più: «Avrò parlato con un milione di persone - sbotta - ma non so niente di niente. La notizia l'ho letta sul giornale. Non l'avevo nemmeno vista perché oggi, tra cani e gatti, avevo un bel po' di interventi da fare più altri impegni in Comune. Me l'ha segnalata un consigliere». Favaretto cade dalle nuvole. Lui come tanti altri. Tutti a domandarsi se una notizia del genere possa essere vera e, soprattutto, dove è stato ospitato Denaro.
IL COLORE
Il posto dove il boss ha dormito e soggiornato senza che nessuno lo sapesse, è un vero giallo: in tutti i sensi. Giallo in quanto mistero e giallo in quanto di questo colore sarebbe la cantina che gli ha aperto le porte mentre le forze dell'ordine di tutto il Paese lo cercavano. «E questo è un problema - sottolinea il primo cittadino - nel nostro territorio ci sono una trentina di cantine. Tantissime sono gialle». L'appuntamento con Favaretto è davanti all'osteria-cantina Molon, un'istituzione da queste parti. Che ha qualche muro giallo, tonalità che va per la maggiore. «Eh no! Bisogna essere precisi - sottolinea stizzita la titolare di Molon - se si parla di una cantina, bisogna dire quale. Altrimenti non va bene. Oggi tutti mi chiedono solo di questo». Il sindaco la guarda sorridendo. Offre un giro di prosecco per tutti e racconta un aneddoto: «Sa che a Salgareda non è la prima volta che si parla del passaggio di personaggi molto noti? Per tanti anni il capo delle guardie papali del Vaticano è stato uno di Salgareda, lo sapeva? E si dice che per ben due volte Papa Giovanni Paolo II abbia dormito qui. Sarà vero?». Sacro e profano si mescolano: il Papa e un capo sanguinario della mafia non possono certo stare sullo stesso livello. Ma alimentano le chiacchiere davanti a un buon bicchiere di vino, che qui non manca mai. L'osteria, sotto ora di pranzo, si riempie in fretta. Il menù a buon prezzo, la spianata di piatti che arricchisce il buffet rende piacevole la conversazione. Anche se l'argomento è ostico: «Denaro a Salgareda? Ospite di una cantina di Campo di Pietra? Guardi - dice facendosi serio un dipendente delle tante aziende agricole della zona seduto comodamente al suo tavolo - qui c'è una sola azienda chiacchierata, passata da un fallimento all'altro e tanti dubbi sui membri della società che la controlla. Solo una. Per il resto lasci perdere: cantine e aziende agricole sono tutte di proprietà di famiglie del posto, gente che si conosce da generazioni». Si ferma qui. Prudentemente non fa il nome dell'azienda in questione, ma attorno al tavolo tutti annuiscono.
L'IPOTESI
Gialle, tra Salgareda e Campo di Pietra, non sono solo le cantine. Ma anche le case. E a Candolè, altra frazione di questo comune frammentato in mezzo alla campagna, vive proprio Centineo: in una bella ex casa colonica...gialla. È circondata dai campi e dalla vigne, non lontana da una chiesetta dall'aspetto dimesso, da cui però pendono due fiocchi bianchi messi da poco. Poche case attorno, sufficientemente lontana dalla strada principale, non proprio facile da trovare: «E se Denaro fosse stato là? Sarebbe più logico», si mormora in paese. Ma sono congetture, ipotesi che lasciano il tempo che trovano. La realtà è che nessuno sa niente: «Qui di gente ne gira tanta, vai a sapere chi c'è o non c'è», sentenzia Claudio Castelvini, strofinandosi le mani sulla traversina da cuoco. Esce dalla cucina dell'albergo-ristorante Montagnola a Campo di Pietra: «Magari è anche vero che sia stato qui, non dico mica di no. Di certo noi non ci siamo accorti di niente. Abbiamo tanti operai da ogni regione che lavorano nelle aziende qui attorno. Tanti operatori. Forse qualcuno che si nasconde c'è anche, perché no? Quella di Messina Denaro è comunque una cosa clamorosa. Uno così qui, a Salgareda. Incredibile...».
PRUDENZA
Ritornati a Treviso, a gettare acqua sul fuoco è il prefetto Maria Rosaria Laganà: «Non so se questa storia di Matteo Messina Denaro sia vera - premette - ma se lo fosse, sarebbe grave e darebbe il segno della tracotanza di un personaggio ricercato ovunque ma che non smette di girare il Paese. Però al momento è solo la versione di un pentito, va trattata con cautela e verificata. Aspettiamo la fine dell'inchiesta». Anche a Salgareda attendono con grande curiosità.
Paolo Calia

Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 11:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci