Una sindrome di onnipotenza e intoccabilità coglie chi ottiene alti incarichi. Anche tra i 5 stelle

Mercoledì 20 Novembre 2019
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Caro direttore,
siamo sempre ai paradossi italiani; l'ultimo esempio ce lo dà l'ex ministro della Difesa grillina Trenta. Aveva l'alloggio di servizio di 180 mq. Non essendo più ministro, dovrebbe lasciarlo; però lei non ne vuole sapere. Ma come, i grillini che dovrebbero essere i paladini contro i privilegi di qualsiasi natura, si aggrappano pure loro ai maledetti privilegi. Tutto questo succede in un momento che serve tanta solidarietà per il maltempo che sta flagellando tante città d'arte italiane, da Venezia, Pisa, Matera e il resto del paese. Sarebbe l'ora di azzerare tutti questi privilegi, alienare tutti questi alloggi di servizio; con i soldi ci sarebbero tante opere pubbliche che necessitano radicali interventi.


Francesco Pingitore
Belluno


Caro lettore,
l'ex ministro Trenta ieri, dopo un'inutile e anche un po' patetico tentativo di resistere, ha comunicato che lascerà il prestigioso alloggio di servizio nel centro di Roma (180 metri quadrati a 540 euro al mese di affitto), concessole dalla Difesa quando era membro del governo. La vicenda potrebbe essere archiviata come una delle tante, troppe storie di privilegi che spesso ci capita di raccontare. Ma in questo caso c'è forse dell'altro: la sindrome di onnipotenza e di intoccabilità che coglie alcune persone nel momento in cui raggiungono alti incarichi. Proviamo a pensarci. L'ex ministro è donna di mondo e di cultura. Ha scritto due libri e tenuto corsi universitari. In più è esponente di punta di un partito (M5s). Ebbene una persona di questo tipo poteva mai pensare che, decaduta da ministro, aveva diritto di conservare quel lussuoso appartamento? Poteva credere di poter continuare ad abitare lì in virtù del fatto che il marito, maggiore dell'esercito, è attendente di un importante generale, peraltro promosso dalla stessa Trenta quando era ministro? Poteva sostenere, come ha fatto in un'intervista con supremo sprezzo del ridicolo, che ormai, dopo aver fatto il ministro, ha una vita di relazioni e di incontri e ha quindi bisogno di una casa adeguata? È persino inutile rispondere a queste domande. Chiunque comprende che quella dell'ex ministro era una posizione insostenibile. E capisce che, prima ancora di leggi e regolamenti, l'opportunità politica avrebbe dovuto consigliarle, decaduta da ministro, di lasciare quella casa. Alla signora Trenta però tutto questo non era né chiaro né evidente. Anzi, forse sentendosi ancora immersa nella dimensione e nello status ministeriale, ha pure parlato di un suo chiaro diritto ad abitare in quell'appartamento. Poi è ritornata in sé e ha compreso che era il caso di fare un passo indietro. Meglio tardi che mai.
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