Criticò azienda su una chat privata e fu licenziato, il giudice del lavoro lo reintegra

Lunedì 18 Novembre 2019
Criticò azienda su una chat privata e fu licenziato, il giudice del lavoro lo reintegra
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Una sentenza del tribunale del lavoro di Firenze ha disposto il reintegro di un operaio pratese, dipendente di una nota azienda di abbigliamento del Fiorentino, licenziato un anno fa per aver indirizzato offese a un suo superiore su una chat di gruppo di whatsapp. L'operaio era contrariato dalla promozione di altri suoi colleghi e aveva inviato un messaggio vocale in una chat che raggruppava alcuni di essi. Il messaggio fu poi girato da uno degli utenti ai vertici aziendali che convocarono l'operaio e firmarono il suo licenziamento. Per l'azienda, con il suo comportamento, l'operaio avrebbe fatto venire meno il rapporto di fiducia.

Secondo la sentenza del tribunale del lavoro, il controllo disciplinare dell'azienda non può spingersi alle comunicazioni private del lavoratore, disponendo il reintegro dell'operaio.
Il giudice, prendendo spunto da un orientamento della Cassazione, ha distinto tra espressioni lesive diffuse attraverso canali pubblici - come i social network -, e i canali privati. La sentenza richiama l'articolo 15 della Costituzione, che definisce inviolabili la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione. Il lavoratore - che deciderà se accettare il reintegro o un indennizzo alternativo - non ha mai negato d'essere l'autore del messaggio vocale ma ha precisato di aver insultato il superiore in un contesto di cerchia ristretta di persone. Il tribunale ha ritenuto che un giudizio lesivo che non viene reso pubblico, non può essere lo strumento con il quale il datore di lavoro licenzia il dipendente, nonostante l'offesa. Dopo essere stato licenziato, trovando ingiusto il provvedimento, il lavoratore si era rivolto al sindacato Cisl di Prato, città dove abita, ed è stato assistito legalmente dalla Femca Cisl. «Questa sentenza ha un valore straordinario perché sancisce il diritto alla privacy e disconnessione del lavoratore in un mondo del lavoro sempre più connesso», spiega Mirko Zacchei, segretario della Femca Cisl di Prato.
Ultimo aggiornamento: 18:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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