«Mini alloggi soltanto per i ricchi», l'Israa finisce sotto accura

Domenica 17 Novembre 2019
«Mini alloggi soltanto per i ricchi», l'Israa finisce sotto accura
«No al cohousing per ricchi gestito da un cda in proroga ormai da un anno e mezzo». Questa l'accusa lanciata da una parte di consiglieri di maggioranza - tra cui Giancarlo Da Tos della Lega, Massimo Zanon e la lista Gentilini/Zaia praticamente al completo - contro la nuova politica varata dall'Israa: proporre mini-alloggi per anziani autosufficienti inseriti in contesti protetti, come la trentina di appartamenti ricavati attorno al borgo di piazza Mazzini, nel cuore del centro storico. Qui gli ospiti, oltre a godere di spazi comuni, hanno anche locali accoglienti solo per loro e assistenza medica garantita. Un guscio confortevole dove passare la propria vecchiaia senza perdere l'autonomia. Ma l'accesso a queste strutture che di per sé rappresentano un'eccellenza nell'offerta dell'Israa invidiata e copiata anche all'estero, viene aspramente criticato. Nel mirino sono finiti i criteri deliberati dall'Istituto presieduto da Luigi Caldato e i due regolamenti, uno approvato nel 2018 e un nel 2019 a parziale rettifica del primo, che hanno prima introdotto e poi aggiustato un criterio potenzialmente esplosivo: la possibilità di accedere ai mini alloggi passando sopra ogni tipo di graduatoria, semplicemente pagando. Su questo la battaglia interna, sotterranea e chiusa nei confini del centrodestra, è stata violentissima. Ma andiamo per ordine.
IL NODO
L'8 ottobre 2018 il cda dell'Israa approva la delibera dal chilometrico titolo: Progetto Borgo Mazzini smart cohousing, edifici secondo stralcio. Criteri per l'assegnazione degli alloggi. Al capitolo 5 si parla di una riserva degli alloggi. E si legge: «Il progetto richiede all'Israa un notevole impegno economico. Per questo viene prevista la possibilità di accedere in via diretta, per una quota degli alloggi, alle persone che manifestano formalmente l'intenzione di partecipare economicamente, anche in via anticipata rispetto all'effettivo ingresso, alla realizzazione del progetto medesimo secondo modalità e criteri definiti dall'amministrazione con piena garanzia per i fruitori». Quali sono questi criteri? Il regolamento non lo specifica. Ma poco meno di un anno prima, il 4 agosto 2017, lo stesso cda era stato più preciso stilando il regolamento per l'accesso ai mini-alloggi della residenza Tito Garzoni, la prima a entrare in funzione, poi integrato il 18 settembre dello stesso anno con una delibera dal titolo Residenza Garzoni di Borgo Mazzini smart cohousing, approvazione del canone mensile e modalità di riserva degli alloggi. Questo è il documento incriminato, quello che ha scatenato malesseri e mal di pancia. Al punto 4 infatti si legge chiaramente che per poter beneficiare della riserva - quindi prendere possesso di un minialloggio senza passare per la graduatoria - è necessario versare un anticipo di minimo 50mila euro. Il 40% degli alloggi del Tito Garzoni veniva (e viene ancora) assegnato con questo criterio: quindi 5 su 11.
RETTIFICA
Il primo luglio 2019 il cda approva però un altro regolamento per l'accoglienza nei mini-alloggi che revoca tutte le precedenti disposizioni e sui criteri di assegnazione fa un generico riferimento alla presenza di una garanzia economica come criterio d'accesso, condizione comunque ovvia visto che l'ospitalità in una struttura del genere presuppone il pagamento di un canone. Nulla di più. E in una delle ultime riunioni di maggioranza a Ca' Sugana, che esprime attualmente 4 consiglieri su 5 in cda (ridotti a 2 nel nuovo statuto non ancora applicato, ndr), tutto questo è stato messo in discussione. A cominciare dai canoni (da 690 a 760 euro al mese), all'ingresso diretto per chi può permettersi di pagare da 50mila euro in su per il Tito Garzoni. Parametro che rimane: tra i documenti revocati dal regolamento 2019 non figura infatti la delibera del 18 settembre 2017.
Paolo Calia
Ultimo aggiornamento: 16:05 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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