Un'altra mattinata di passione a Chioggia con le sirene mute

Sabato 16 Novembre 2019 di Roberto Perini
Un'altra mattinata di passione a Chioggia con le sirene mute
CHIOGGIA (VENEZIA) - Un'altra giornata di sofferenza anche per Chioggia. Ieri mattina, alle 11,20, l'acqua alta ha raggiunto il livello di ben 153 centimetri rispetto al medio mare. Appena sette in meno rispetto alle previsioni. Ben 78 in più rispetto al massimo della marea astronomica. E anche ieri, purtroppo, le sirene non hanno funzionato. Anche ieri, difficoltà a non finire per gli automobilisti. Quelli che avevano sperato di cavarsela lasciando le proprie macchine al parcheggio gratuito di Fondamenta San Francesco se ne sono dovuti andar via in fretta e furia perché, con un buon anticipo rispetto al picco di massima, l'acqua l'aveva invaso. Situazione che ha provocato una sortita polemica del capogruppo leghista in Consiglio, Marco Dolfin. Altri automobilisti hanno scelto il ponte del Musichiere come parcheggio, ma il Comune qualche ora dopo ha lanciato un appello a non ripetere l'esperimento a causa dei problemi strutturali del manufatto.
 
PREVISIONI ED EFFETTILe particolari condizioni meteo sono risultate, dunque, nettamente preponderanti sugli effetti dell'attrazione lunare, prevalente in condizioni di normalità.Verso le 9 di ieri mattina, il livello aveva già raggiunto il ciglio delle fondamente Lombardo e San Domenico. Confidando sugli effetti positivi di una momentanea e timida risalita della pressione atmosferica, registrata all'incirca mezz'ora dopo (per qualche decina di minuti) i chioggiotti avevano cominciato a dubitare che le previsioni fossero state formulate per eccesso. Ben presto, però, hanno dovuto ammettere che il Centro maree non aveva affatto sbagliato i calcoli: verso le 10, infatti, le lancette dei barometri sono nuovamente crollate verso il basso.
RASSEGNAZIONECon tutta probabilità, il momentaneo incremento di pressione è stato un fenomeno locale, assolutamente irrilevante. Ormai rassegnata, la gente se n'è quindi ritornata a casa, per poter meglio fronteggiare l'inevitabile. I commercianti, invece, sono tutti rimasti nei negozi e nei pubblici esercizi che, ieri, avevano regolarmente aperto, tra le 8 e le 9. Verificata la tenuta delle paratie ed il funzionamento delle pompe, non hanno potuto far altro che attendere, rassegnandosi al peggio. I pescatori e i marinai hanno nel frattempo allentato gli ormeggi affinché le imbarcazioni, trattenute alle bitte, non corressero il rischio di sbandare e imbarcare acqua, da una fiancata. Quando, verso mezzogiorno il livello ha cominciato a scendere, Chioggia ha tratto un gran respiro di sollievo. Tutto sommato, ieri, sarebbe potuto andare peggio. Scottati dal disastro di tre giorni prima, molte famiglie e commercianti avevano infatti ulteriormente migliorato la tenuta delle paratie applicandovi, dall'esterno, stucco da finestre oppure schiuma poliuretanica.
DEFLUSSO DIRETTOLa vita nel pieno centro è ripresa, però, solamente diverse ore dopo. Il deflusso diretto in laguna, rapido fintantoché il livello non è disceso al di sotto dei cigli delle banchine che si trovano a 120 centimetri sul medio mare (si tratta della medesima quota massima operativa del baby Mose), dalle 14 in poi è diventato lentissimo. Quando il livello scende al di sotto del metro e 20, l'acqua non può più sfogarsi direttamente nei canali cosicché lo smaltimento rimane affidato alle sole, insufficienti pompe aspiranti, collocate a valle rispetto alle condotte fognarie centrali che l'aspirano dal catino delimitato dalle fondamente rialzate realizzate dal consorzio Venezia Nuova (Progetto Insulae). La situazione si ripete ogni qual volta Chioggia è invasa da maree superiori rispetto a quelle fronteggiabili grazie alle paratoie Mose in miniatura, collocate alle estremità del Canal Vena, che attraversa, da nord a sud, l'intera città.
CONDOTTE DI EMERGENZANell'arco degli ultimi anni, è stata più volte auspicata la creazione di qualche condotta d'emergenza, da aprire e chiudere manualmente in caso d'emergenza. Non se ne è fatto nulla perché la legge Merli, risalente al 1976, vieta senza eccezioni lo scarico diretto in laguna di tutte le acque meteoriche, compresa quella di mare.
In base alla norma, lo smaltimento deve avvenire esclusivamente attraverso l'unico tubo che collega i rioni insulari al depuratore urbano che si trova a Val da Rio, non lontano dal raccordo della Romea.
Roberto Perini
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