La città senza pane per due giorni: scuole, negozi e banche chiuse

Venerdì 15 Novembre 2019 di Nicola Munaro
La città senza pane per due giorni: scuole, negozi e banche chiuse
14

VENEZIA Le prime pagnotte arriveranno stamattina, dopo due giorni di "nulla": due giorni dalla "aqua granda" senza pane, il bene primario. Perché anche fare la spesa, tra supermercati e negozi fuori uso,  inizia ad essere difficile. Fino a quando? «Non sappiamo», rispondono i commessi. Il rischio è che la paralisi resti fino a lunedì, quando la marea - dicono le previsioni - doverebbe essersi già del tutto allontanata.
L’incubo acqua alta è anche questo, capace di riportare una città indietro di anni. Con i servizi che saltano e la fatica di svuotare case e negozi da una marea che si è ritirata da solo, lasciando un’eredità ancora da quantificare ma di sicuro troppo pesante. Le categorie, in una gara a rimboccarsi le maniche e ripartire senza piangersi troppo addosso («siamo veneziani, è stata dura questa volta, ma resistiamo», raccontano due commesse in un negozio di vetri di Murano sotto le Procuratie vecchie) stimano che solo mercoledì sulla città sia caduta una mannaia da quasi un miliardo di euro di danni. Hotel, commercianti, ristoranti. Tutti colpiti, indistintamente. 
SENZA CIBO
Partendo dalla base, dal cibo che inizia a mancare: supermercati chiusi «per acqua alta» si legge, a volte in tutte le lingue del mondo. Lo stesso i negozi di prime necessità. Così come i bar, per un caffè o un tramezzino in pausa pranzo. Di ristoranti, pochi. «Non c’è nulla di aperto dove mangiare» confidava al telefono un uomo sulla quarantina, giacca e cravatta. E anche i fornai - botteghe-simbolo di quella Venezia che ancora c’è e chiede normalità nella gran parte dell’anno - costretti a fare i conti con le vetrine vuote. Il profumo del suo ultimo pane fresco, Venezia l’ha sentito mercoledì mattina, alcune ore prima della marea. 
«Siamo una categoria in ginocchio» ammette con amarezza Paolo Stefani, presidente dei panificatori veneziani. Sono rimasti in pochi e adesso che il pane non c’è, la loro presenza si sente. «Gli operai hanno lavorato due notti, forse stanotte all’una (di venerdì 15, ndr) riesco a rimettere qualcosa in forno. Penso di essere tra i primi a riprendere - continua Stefani - dopo aver speso 70 mila euro. È peggio del ‘66, ora le macchine sono elettroniche e l’acqua si sa che danni riesce a fare».
TUTTO CHIUSO
Due giorni dopo l’Aqua Granda, Venezia vive un limbo. Chiusi i negozi, come le banche. Sospesa tra quello che è stato e quello che già oggi potrebbe tornare a essere. Il centro maree ha previsto un picco di 145 centimetri sul medio mare di Punta della Dogana per le 11.20 di stamattina. Una misura gestibile, a cui la città è preparata, ma sulla quale incombe lo spauracchio dello scirocco e della bora. Se si dovessero alzare entrambe come successo l’altra notte, l’inferno tornerebbe a bussare ancora. «Vediamo, noi intanto rimettiamo a posto quello che si può», raccontano in un bar nel sestiere di San Polo. Le parole sono più o meno sempre le stesse, qualunque sia l’esercizio pubblico. Alla libreria Goldoni se ne sono andati 50 mila euro di libri. E i Lego con le confezioni bagnate, sono stati venduti scontati dell’80%. 
Ed è questo sentimento di rivalsa, misto all’attesa che si respira tra i veneziani e che emana la stessa Venezia, ammantata da un silenzioso brusio: niente voci alte nemmeno dai turisti, pochi i saluti tra loro per i gondolieri. Ridotti persino i selfie mattutini in Piazza San Marco, ieri baciata dal sole ma inondata d’acqua. Uno scatto veloce e via, ad imprimere per sempre una visita che resterà (per i turisti) memorabile. La città invece attende, stretta in una morsa iniziata una settimana fa con i primi 105 centimetri segnalati venerdì scorso, e destinata a tenere tutti con il fiato sospeso fino a domenica sera. Lo fa in silenzio, con le spalle coperte da una storia e una tenacia millenaria. «No dai, non succede di nuovo», si autoconvince un ambulante di San Marco, abbozzando un sorriso. Sull’altra riva del Canal Grande, c’è la Salute. Giovedì, sarà festa. Ora la Venezia che vuole rialzarsi, guarda a lei.
 

Ultimo aggiornamento: 15:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci