Gigetto, calzolaio a 90 anni: «È la mia vita, avevo i calzoni corti quando capii cosa volevo fare...»

Giovedì 14 Novembre 2019 di Pio Dal Cin
Gigetto, calzolaio a 90 anni: «È la mia vita, avevo i calzoni corti quando capii cosa volevo fare...»
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CODOGNÈ (TREVISO) - Non sono moltissimi i calzolai ancora in attività nel nostro territorio, ma sicuramente in pochi possono dire di aver iniziato a undici anni questa antica attività, e ancora meno potranno vantare di essere ancora al lavoro alla veneranda età di novant'anni. È la storia di Luigi Dall'Ava, nato il 2 settembre del 1929. Formatosi come calzolaio subito dopo gli studi che a quel tempo terminavano quasi sempre con la quinta elementare. Gigetto racconta che aveva i calzoni corti quando fu attirato dal picchiettio del martello del suo vicino di casa Antonio Toni Padovan: «I miei genitori mi avevano indirizzato a un negozio artigianale di sartoria, ma sinceramente non mi sentivo attratto da quel tipo di lavoro -racconta con un sorriso Dall'Ava - Ero invece  affascinato dall'abilità e dall'armeggiare con le scarpe e con gli attrezzi del mestiere di Toni e gli chiesi se potevo imparare da lui. Mi disse subito di sì, e fu così che per tre anni mi dedicai anima e corpo a quello che sarebbe stato il mio lavoro per il resto della vita. Ricordo che iniziavo alle 8 del mattino e finivo alle 10 della sera, con la pausa per il pranzo ovviamente, ma non mi stancavo mai, e Antonio era molto d'aiuto ad insegnarmi i trucchi del mestiere». Finiti i tre anni di apprendistato, si trasferisce a lavorare a Cimavilla, dove rimane fino alla chiamata al servizio militare, prima a Modena per il CAR (Centro addestramento reclute) e poi a Roma come carrista, per poi essere trasferito ad Aviano.
GLI ESORDI E OGGIFinito il militare ritorna a Roverbasso dove apre il suo negozio di calzolaio. «Creavo le scarpe e le vendevo nel mio piccolo negozio in centro. Da allora non ho mai smesso e continuerò fino a che le forze me lo permetteranno». All'età di trent'anni si sposa e dal matrimonio nasceranno due figli, un maschio e una femmina che oggi gestiscono il negozio di calzature all'interno del quale si è ritagliato lo spazio per continuare a lavorare. Una grinta e una determinazione uniche quelle che trasmette questo arzillo signore che per la sua estrema lucidità non dimostra assolutamente le novanta primavere appena compiute. «Essere calzolaio mi affascina ancora come sempre, ma tante cose sono cambiate. Ci sono molte persone che portano le scarpe ad aggiustare e poi si dimenticano di venire a ritirarle. Questo non succedeva una volta. Oggi mi trovo costretto a chiedere un numero di telefono così se si scordano faccio un colpo di telefono».
Il suo laboratorio ha ancora quell'aspetto antico che era tipico e frequente in tempi lontani, quando i calzolai erano ovunque e le scarpe venivano create da loro e se dopo qualche anno avevano bisogno di un ritocco venivano rimesse a nuovo dalle loro sapienti mani. Nell'atelier ci sono ancora le forme di legno sulle quali modellare le scarpe. «Vuol sapere un segreto? Quando mi chiedevano di creare un paio di scarpe nuove sapevo per esperienza che se le avessi fatte su misura sarebbero tornati per dirmi che erano troppo strette. Con l'esperienza ho capito che dovevo farle leggermente più grandi, non troppo, ma giusto quel poco da permettere al piede di stare bello comodo - racconta Gigetto - Vede quella statuina che riproduce un calzolaio al lavoro? Se nota il calzolaio ha un buco sulla scarpa. È il vero spirito di quest'arte. Ci prendiamo cura delle scarpe dei nostri clienti ma trascuriamo le nostre».
Pio Dal Cin
Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 12:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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