M5S, gli eletti chiamano Grillo: «Riprendi tu il controllo»

Giovedì 14 Novembre 2019 di Simone Canettieri
M5S, gli eletti chiamano Grillo: «Riprendi tu il controllo»
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L'ultima telefonata lunedì. La briga se l'è presa un senatore M5S a nome di un gruppo abbastanza nutrito di malpancisti: «Ti prego, Beppe, ritorna. Prendi in mano la situazione, altrimenti così implodiamo. Non sappiamo dove andare». Beppe Grillo però sembra voler prendere tempo. Non si espone. Anzi, manda a dire a chi lo invoca, chi gli scrive, chi gli telefona «avete un capo politico, se la sbrigherà lui».

Ilva, M5S spaccato. Ira di Di Maio con i pugliesi: «Ora basta o vi porto al voto»

In queste ultime settimane, racconta chi lo conosce bene, il fondatore e garante del M5S ha la testa altrove. Ma al di là di questo, riferisce chi ha raccolto i suoi sfoghi più recenti, non ha intenzione di scendere in campo. I rapporti con Luigi Di Maio sono «inesistenti, ma civili». Grillo è diventato una sorta di ufficio lamentele: chi conta lo contatta direttamente, chi ha meno confidenza e peso parla con i suoi collaboratori. La musica però è sempre la stessa: una lunga serie di appunti sull'andazzo del M5S. La mancanza di una bussola, il ruolo di Di Maio, i rapporti con il Pd, le alleanze alle regionali. Il timore che il ministro degli Esteri voglia far saltare il tavolo. «Ma per fare cosa?».

IL GELO
Sabbie mobili. Come la vicenda del capogruppo che va avanti ormai da quasi un mese mezzo e che ha visto anche ieri l'ennesima fumata nera. Lo spoglio ha indicato che ci sono stati 85 voti per il candidato Davide Crippa e 73 per l'altro candidato Riccardo Ricciardi. Le schede bianche sono state 17 e quelle nulle 15. Entrambi i pretendenti sono considerati anti-dimaiani: Ricciardi è considerato molto vicino all'area Fico; Crippa, comunque meno ostile, fa parte di quella tornata di esclusi dal governo giallorosso (ai tempi della Lega era sottosegretario al Mise). Lo scollamento dei gruppi e la distanza con il leader è plastica e sotto gli occhi di tutti. «Di questo passo, se non accade nulla, ci conteremo con una documento», annuncia il senatore Emanuele Dessì. «Di sicuro - conclude - qui manca una linea politica».

Giorgio Trizzino, il deputato leader della corrente dei competenti ossia gli eletti nei collegi uninominali, dice pubblicamente che è ora di dire basta «all'uomo solo al comando e alle piattaforme digitali». In poche parole ce l'ha con Di Maio, anche lui, ma anche con Rousseau e dunque con Casaleggio. Una volta dichiarazioni di questo genere avrebbero provocato l'espulsione del diretto interessato. Ora no. Vale tutto. Anche perché siamo al tutti contro tutti. L'attivismo di Stefano Patuanelli sul caso Ilva non è passato inosservato.

Il ministro dello Sviluppo economico, prima davanti ai senatori poi ieri sera ai deputati, ha chiesto la fiducia a trattare con Ancellor Mittal, facendo capire che una sorta di scudo penale seppur a tempo e vincolato alla bonifica ambientale del sito, qualora si riaprisse il tavolo, potrebbe far parte del pacchetto. «Un'operazione - riferiscono i parlamentari - che Luigi non avrebbe avuto la forza di fare».

Anche Di Maio è stanco di questa situazione. Ecco perché annuncia che a dicembre nascerà il primo organo nazionale eletto dal Movimento, un team di circa 18 persone più il capo politico» riferendosi al procedimento avviato per la scelta dei «facilitatori». Poi a gennaio si penserà ai referenti regionali. Ma forse potrebbe essere troppo tardi.

Ultimo aggiornamento: 10:53 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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