Ex sindaci, Costa: «Disastro a Venezia che è come l'Ilva, si lasciano marcire i problemi»

Mercoledì 13 Novembre 2019
Paolo Costa
2
Paolo Costa sta tornando a casa, a Venezia: «Ho visto sullo smartphone  video e foto mandate dai figli. Un disastro, un disastro. Barche in strada, vaporetti sopra le banchine...». Costa è stato ministro con Romano Prodi, poi eurodeputato e sindaco di Venezia dal 2000 al 2005.

E da veneziano doc parla così: «Il 4 novembre del '66 nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo, ma oggi no. Ieri e l'altro ieri l'allerta meteo lanciava l'allarme su un possibile fatto eccezionale. E poi quando si mettono in fila 4 cose: la luna, la pressione, il vento e la sessa (è l'onda dell'Adriatico che rimbalza dalla Croazia), qui a Venezia sappiamo che può succedere qualcosa di grosso...».
Il Comune ha sottovalutato?
«Per carità, il povero sindaco è l'unico che si è dato da fare. Se gli avessero dato le competenze della città metropolitana, avrebbe potuto prendere delle decisioni... Qui il problema è che si è rotta la catena di comando. Non si sa più chi deve decidere. Una volta c'era il 'comitatone' per Venezia con il ministro delle Infrastrutture e il presidente del Consiglio. Ma da quanto un presidente del Consiglio non lo riunisce più?».
Magari ci fosse stato il Mose...
«Sarebbe stato il momento per testarlo e magari convincere anche chi è contrario. E invece tutto fermo. Ma come le fermi le mareggiate senza paratie mobili? Non so, è come si fossimo dentro una bolla, una bolla di ignavia politica e amministrativa, di incapacità, in cui nessuno decide più nulla. La discussione sulla grandi navi va avanti da 7 anni e nessuno ha deciso nulla. È come per l'Ilva, se mi possono permettere il paragone, si lasciano marcire i problemi, nessuno si prende la responsabilità e poi arriva il disastro. Spero che almeno la sberla di oggi servirà a qualcosa».

CACCIARI - Massimo Cacciari, tre volte sindaco di Venezia, è sempre stato contrario al Mose, ma a questo punto afferma che dev'essere completato. «Sono stato lasciato solo - afferma su lL 7 - e avevo fatto presente a Prodi che sebbene il Mose fosse ad altissima tecnologia era criticissimo, cosa che poi si è rivelata».
Cacciari ricorda che il Mose «non ha avuto alcun collaudo: è stato realizzato al 93% e a questo punto non c'è altro che finirlo. E poi chissà se funzionerà». Il filosofo rammenta che «c'erano progetti alternativi che costavano molto meno. Non sono stati mai presi in considerazione. C'è stata anche un'indagine della Corte dei Conti ma è stata tacitata totalmente». Secondo Cacciari con il progetto del Mose «tutti i soldi dal 1998 sono stati dirottati a quest'opera sottraendoli alla manutenzione pubblica e privata per Venezia». 
Ultimo aggiornamento: 22:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci