Raggira la sorella di 40 mila euro, chiesto il processo per una 67enne

Martedì 12 Novembre 2019
Raggira la sorella di 40 mila euro, chiesto il processo per una 67enne
Una donna di 67 anni ha raggirato l'anziana sorella con l'obiettivo di intascarsi 40 mila euro:  era l'amministratrice di sostegno e per questo, in qualità di pubblico ufficiale, Patrizia Ferrara è stata iscritta nel registro degli indagati per il reato di peculato. E pochi giorni fa il pm Sergio Dini, titolare del fascicolo, ha chiesto per la 67enne il rinvio a giudizio. Patrizia Ferrara, a ottobre dell'anno scorso, ha già patteggiato 4 mesi per avere firmato un falso verbale per giustificare i mancati pagamenti alla Rsa  di Cittadella dove soggiornava la sorella.
Secondo l'accusa la padovana  avrebbe commesso il reato di peculato continuato dal gennaio del 2014 al settembre 2016. Lei  aveva  la disponibilità di somme nell'interesse della presunta vittima. E per l'accusa si sarebbe appropriata di 40 mila euro. Le indagini si sono concluse e il sostituto procuratore ha chiesto il rinvio a giudizio per la donna.
IL PRECEDENTE
Patrizia Ferrara nell'ottobre dell'anno scorso ha patteggiato 4 mesi, per avere prodotto un falso verbale di udienza in materia di curatela con data 25 febbraio 2015, ponendo la firma apocrifa del giudice tutelare del Tribunale di Padova Carla Gatta. In sostanza per giustificare i mancati pagamenti al Centro residenziali anziani di Cittadella relativi al soggiorno della sorella, come amministratrice di sostegno il 14 dicembre del 2015 inviava una email all'istituto. Nella lettera elettronica la donna ha allegato un'ordinanza del 25 febbraio del 2015 redatta dal giudice tutelare del Tribunale di Padova, che l'autorizzava a trattenere per sè la pensione della sorella. E quindi a non rinnovare il vincolo dei titoli investiti presso Veneto Banca scaduto il 30 giugno del 2015. A questo punto il curatore ha richiesto al pubblico ministero che provvedesse alla sostituzione dell'amministratore. Quindi, a seguito di dettagliate indagini, è emerso che l'ordinanza allegata era falsa. Il documento non era mai stato firmato dalla dottoressa Carla Gatta giudice tutelare del Tribunale di Padova, che sentita ha confermato di non avere mai visto quella ordinanza. A questo punto gli inquirenti hanno convocato Patrizia Ferrara e la donna, incalzata dalla domande, ha ammesso di avere falsificato la firma del giudice. Poi, in un secondo momento, si è giustificata raccontando di essere in un grave stato di necessità economica perchè oberata da molti debiti. In sostanza ha dichiarato che la situazione abitativa della sorella era molto cara e lei non riusciva a fare fronte a tutte quelle spese. Alla fine la 67enne è riuscita a patteggiare 4 mesi con la sospensione della pena, perchè il giudice le ha riconosciuto le attenuanti generiche come il fatto che fosse incensurata e anche lo stato di necessità paventato per fare fronte alle problematiche economiche della sorella amministrata.
Marco Aldighieri
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Ultimo aggiornamento: 13:14 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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