Puntuale per la cena: «Sta cà, vado a toi algo», a Cortina il cervo è di casa Video

Martedì 12 Novembre 2019 di Daniela De Donà
Il cervo è di casa a Cortina
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CORTINA (BELLUNO) - Oramai è di casa, tant’è che Valerio Pompanin gli ha parlato in ampezzano. «Sta cà, vado a toi algo». E lui, il giovane cervo, ha annuito. E’ rimasto fermo ad aspettare sulla porta. Era chiaro che avesse fame. «Ha mosso la testa in su e in giù, in segno di assenso, ed ha atteso».
 



Poi dalle mani di Valerio ha preso insalata, melanzane, pezzi di mela. Valerio ha mani forti, mani grosse. Quelle di chi per una vita ha lavorato in segheria e in cantiere. «Pareva che il cervo me le leccasse con affetto». Un cervo da venerdì sera passa davanti alla stessa casa, in località Salieto, a Cortina. Anche ieri, all’imbrunire. Ma la prima volta è stata venerdì sera. Aveva nevicato, venti centimetri di coltre bianca tutto intorno. «Eravamo in casa quando mia figlia Irene si è accorta che la fotocellula aveva fatto accendere la lampadina esterna al portone, quella che avvisa che c’è qualcuno che si avvicina», è il racconto di Pompanin, 75 anni, ampezzano doc, regoliere.
 
RISPETTOSO
Ecco un ospite inatteso, a due zampe: «E’ un cervo che potrebbe avere due anni, con un corno spezzato, penzolante sul muso». Valerio ama i boschi e i suoi animali. Un legame indiscusso sin da quando era bambino e durante il terribile inverno del 1951 nella stalla casa, a Zuel, ospitò cervi e caprioli. Anche stavolta un rapporto spontaneo con la natura: subito Pompanin ha parlato al cervo, come si fa tra due che si capiscono al volo: «Vieni, vuoi mangiare? Sta qua, vado a prenderti qualcosa». Valerio chiude la porta, va nel secchio dell’umido, prende pezzi di melanzana, foglie di insalata. Riapre il portoncino. Lui è là. Mangia anche la mela tagliata a pezzi, prima messa a terra. E, poi, direttamente dalla mano. «Occorre dare cibi che non abbiano lievito, niente pane, per esempio, perché fermenta nello stomaco». A Cortina d’ Ampezzo il paesaggio è quello invernale. Eppure sabato sera il cervo non si è visto. Domenica, invece, è ricomparso, sempre con la stessa modalità. Per la terza volta ieri, lunedì, alle 17. «La luce esterna si accende e lui aspetta che io esca – è ancora il racconto di Valerio Pompanin – gli do da mangiare. Poi gli dico “Adesso basta, ci vediamo”. Non va via subito, ma dopo pochi minuti sparisce verso il torrente Boite».
ABBANDONATO DAL BRANCO
A proposito del corno rotto il signor Valerio offre una sua versione: «Forse è affamato perché viene isolato dal branco a cui pare più debole, e quindi è rifiutato. Oppure ha un corno rotto solo perché è un attaccabrighe». Valerio Pompanin in questa vicenda, che pare una favola, ha un solo rammarico: «Ho sei nipoti, ma vivono tutti all’estero. Il mio dispiacere è di non poter condividere questa esperienza con loro, ma certo non mancherò di raccontare questa bella storia del cervo unicorno che va a trovare il nonno Valerio».
I PRECEDENTI 
Non è una novità: da qualche anno gli animali selvatici si avvicinano alle abitazioni senza troppo timore: volpi, caprioli, tassi.
Ha fatto scalpore ciò che era accaduto alcune settimane fa in un negozio di abbigliamento, in Largo Poste, sempre a Cortina: un cervo era entrato, chissà come, e si era impigliato con le corna. C’era voluto un intervento spettacolare di agenti di polizia, carabinieri forestali, cacciatori della riserva ampezzana e vigili del fuoco per liberarlo, dopo averlo sedato. Altro recente salvataggio sulla strada regionale 48 che porta al passo Tre Croci: un automobilista di passaggio aveva notato un cervo che era rimasto bloccato nelle reti di protezione del campetto di calcio usato dai bambini del sestiere di Alverà. Ora il racconto e le foto di Pompanin offrono un’altra storia di straordinaria amicizia tra natura selvaggia e uomo.

Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 13:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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