Appalto e manette: caso prescritto per l'ex sindaco Franceschi

Sabato 9 Novembre 2019 di Olivia Bonetti
L'ex sindaco di Cortina d'Ampezzo Andrea Franceschi
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CORTINA - Era pilotato, secondo la Procura quell’appalto rifiuti de 2010, cucito su misura per l’imprenditore Sartori. Un’accusa che portò anche alle manette per l’ex sindaco Andrea Franceschi. Quell’impianto accusatorio è stato spazzato via, definitivamente, giovedì sera dalla sentenza della Corte di Cassazione. Era il terzo grado di giudizio nel processo “Franceschi-1”, che scoppiò proprio con l’arresto dell’allora primo cittadino, il 24 aprile 2013, che venne anche “esiliato” dalla sua Cortina. Tutti i protagonisti individuati dalla Procura ne escono di fatto puliti: non solo Franceschi, ma anche l’imprenditore Teodoro Sartori e l’allora vicesindaco Enrico Pompanin. Non è stato accolto invece il ricorso per l’altro filone dell’inchiesta: le presunte pressioni all’allora comandante dei vigili, Nicola Salvato. La Cassazione ha confermato la pena per l’allora assessore Stefano Pompanin, 4 mesi di reclusione, e ha rinviato alla Corte d’Appello per rideterminare quella dell’ex sindaco (la pena in Appello era di 9 mesi di reclusione e 200 euro di multa, per entrambi i reati: verrà ridimensionata, presumibilmente a 4 mesi anche per lui). 
IL FINALE
Si chiude così, definitivamente, dopo 6 anni di processi, il capitolo che infiammò le cronache e di fatto, decretò la fine politica dell’ex sindaco. Franceschi, presumibilmente provato dalle vicende giudiziarie, anche se ufficialmente si addussero motivi personali, il 9 luglio 2016 dopo 9 anni di guida del paese si dimise dalla carica di primo cittadino. Da allora non ha più rilasciato dichiarazioni o interveniste, nemmeno a commento delle sentenze che di fatto hanno ridimensionato la vicenda che lo travolse. 
IL PROCESSO
La vicenda è quella relativa al presunto appalto rifiuti “pilotato” e alle presunte pressioni del sindaco al allora comandante della polizia locale per limitare l’uso di etilometro e autovelox. Le accuse erano, a vario titolo, turbativa d’asta, abuso d’ufficio, tentativo di violenza privata. Dopo il primo grado rimasero in piedi solo la turbativa d’asta (reato ora prescritto) e la violenza privata per le minacce al vigile (non prescritto). Andrea Franceschi venne condannato in primo grado a 3 anni e mezzo, senza il riconoscimento delle attenuanti generiche. Una pena poi ridimensionata in Appello a 9 mesi di reclusione e 200 euro di multa, per le accuse di turbativa d’asta e minacce e che ora verrà ulteriormente ridotta. L’allora assessore all’edilizia Stefano Verocai venne condannato in primo grado a un anno e 4 mesi, pena poi scesa a 4 mesi, in Appello ora definitiva. Otto mesi ciascuno invece per l’allora vicesindaco Enrico Pompanin e l’imprenditore Teodoro Sartori (a Belluno in primo grado avevano preso 2 anni e 8 mesi e 2 anni e mezzo). Entrambi, con la decisione della Cassazione, sono usciti “puliti” dalla vicenda. 
L’UDIENZA 
La decisione della suprema Corte si è saputa solo nella tarda serata di giovedì. A Roma c’erano, oltre all’avvocato Maurizio Paniz che difende Franceschi e Pompanin, l’avvocato Pierangelo Conte di Belluno che con il collega Carponi Schittar difende Sartori e l’avvocato Michele Godina di Padova per Verocai. Non c’era nessuno degli imputati, che hanno appreso telefonicamente dai loro difensori, in serata, la notizia della sentenza. Un sospiro di sollievo per Sartori e Pompanin. C’era infatti la possibilità che la Cassazione non accogliesse il ricorso: in quel caso non sarebbe scattata la prescrizione, ma sarebbe stata confermata la sentenza di secondo grado. «Siamo soddisfatti dell’esito e del fatto che siano stati accolti i nostri motivi», ha detto l’avvocato Conte.
Ultimo aggiornamento: 08:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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