Fincantieri, sistema di corruzione a 3 livelli: ecco l'elenco delle regalìe

Venerdì 8 Novembre 2019 di Davide Tamiello
Fincantieri, sistema di corruzione a 3 livelli: ecco l'elenco delle regalìe
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Sono tre le tipologie di mazzette individuate dalla Procura nell'ambito dell'inchiesta sui subappalti e sullo sfruttamento della manodopera a Fincantieri. Tre percorsi diversi che, però, secondo il pm  veneziano Giorgio Gava, avevano come elemento comune la destinazione finale: le tasche di dirigenti e funzionari.
La prima era quella di ammorbidire il sistema con dazioni occasionali per favorire l'inserimento delle società nell'albo dei fornitori della Fincantieri. Bastava, in questo caso, trovare la persona giusta a cui pagare questo balzello d'ingresso. «L'accreditamento - scrive il pm - sarebbe agevolato dalla corresponsione di somme di denaro contante o utilità al personale preposto o altre persone aventi una sfera di influenza nei confronti dei responsabili dell'ufficio preposto»). Il secondo tipo, invece, era legato all'affidamento delle commesse. Qui, le spiegazioni sono superflue: vuoi avere l'appalto? Paga l'obolo. La terza modalità era correlata all'assegnazione delle commesse sotto costo. I dirigenti della Fincantieri, secondo il sostituto procuratore, essendo a conoscenza del basso numero di ore lavorative assegnate per le singole commesse alle società esecutrici dei lavori, attraverso la procedura delle Dcm (documento di coordinamento delle modifiche) hanno la facoltà di riconoscere ore aggiuntive. Per essere più chiari: limite di ore basso significa che l'imprenditore per portare a termine il lavoro dovrà chiedere uno sforzo ai suoi dipendenti. I dirigenti possono concedere un incremento delle ore, ma «sovente per concedere tali Dcm pretendono di essere remunerati dai titolari delle imprese».
CONTANTI, OROLOGI E REGALI
Secondo la Procura, questo tridente corruttivo ha avuto un impatto importante sulla società cantieristica: come ricostruisce il pm nella sua sintesi, le tangenti (pur tra privati) avrebbero portato «forti effetti distorsivi sulla concorrenza nell'acquisizione dei servizi», avrebbero favorito l'accreditamento e l'assegnazione delle commesse alle ditte disponibili a «prezzolare i dirigenti» mettendo fuori mercato le concorrenti con la schiena dritta.
L'inchiesta è solo all'inizio, e gli investigatori sono al lavoro per creare un quadro accusatorio solido. Soprattutto per stabilire le posizione dei dirigenti di Fincantieri coinvolti nell'inchiesta. Tra questi Alessandro Ganzit: a Trieste, infatti, avrebbe preso una bustarella da 10mila euro per accreditare la Naval Welding tra i fornitori. Andrea Bregante, invece, avrebbe ricevuto in almeno una decina di occasioni da Ali Md Suhag (testimone chiave dell'inchiesta) somme tra i mille e i duemila euro fra la fine del 2016 e il settembre del 2018. Paolo Reatti si sarebbe invece fatto pagare per inserire delle ditte nell'elenco dei fornitori e sarebbe, inoltre, da diversi anni a libro paga della Arpa impianti Srl.
Chi, secondo gli investigatori, avrebbe accumulato cifre più importanti è Vito Cardella, che si sarebbe fatto pagare dal titolare della Ro Welding di Villadose (Rovigo), Francesco Zullo. Per lui le bustarelle andavano dai 5mila ai 50mila euro e durante le perquisizioni gli sarebbero stati sequestrati 30mila euro in contanti. Francesco Ciaravola, invece, avrebbe ricevuto «generose regalie» dai gestori della Gold Bengol. A libro paga di Suhag ci sarebbe stato anche Luca De Rossi, con dazioni mensili fra i mille e i 2.500, e inoltre aveva richiesto regali vari, tra cui un Mac Plus Apple. De Rossi, inoltre, come Mauro Vignoto e Matteo Romeo, avrebbe percepito una tangente del 10% su tutte le somme integrative corrisposte alla società Sis Srl. Pagamenti tra il 2014 e il 2018 anche per Marco De Carlo, e fino al 2017 per Francesco Zanoni. Massimo Stefani, invece, nel 2017 avrebbe ricevuto un orologio del valore di 5mila euro.
«NON CI INTERESSA»
Suhag ha raccontato che in più occasioni avrebbe esposto al personale di Fincantieri il problema del lavoro assegnato sottocosto. L'imprenditore bengalese ha riferito alla procura che di fronte alla sua richiesta «loro (i dirigenti) alzavano la voce dicendo che non gliene fregava alcunché di quanto egli pagava i suoi operai, si parlasse anche di un euro l'ora». Puntando il dito, in particolare in questo caso, sul dirigente dell'ufficio acquisti di Fincantieri, Ganzit.
FATTURE FALSE
Ma come facevano le imprese a pagare le tangenti? Stessa tattica utilizzata nel sistema Mose: con le fatture false.

Una delle cartiere era la Imperial Agency Srl, che riforniva la Arcobaleno Srl di Ancona e la Dieffe Group di Mestre. Altra società specializzata in questo la Ro Welding It Srl che avrebbe fatturato (per prestazioni fittizie) 

Ultimo aggiornamento: 21:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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