Negozi, M5S vuole 26 chiusure festive. Il Pd: non più di 8

Lunedì 4 Novembre 2019 di Emilio Pucci
Negozi, M5S vuole 26 chiusure festive. Il Pd: non più di 8
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Una settimana fa, durante una riunione della maggioranza in Commissione Attività produttive della Camera sul tema delle chiusure domenicali dei negozi e dei centri commerciali, le divisioni tra le forze che sostengono il governo sono emerse in maniera evidente. M5S difende il testo preparato nell'era giallo-verde ed è pronto a votarlo anche con la Lega. Pd e Italia viva sono sulle barricate. E' per questo motivo che il sasso lanciato nello stagno ieri da Di Maio rischia di fare un buco nell'acqua.

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«Dobbiamo ha sostenuto il capo politico M5S - andare avanti come governo nella tutela delle persone che lavorano, come nel caso dei lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali che, a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7». Un fulmine a cielo sereno per i pentastellati che da mesi si stanno occupando della materia.

«Con la Lega avevamo osserva De Toma raggiunto un accordo. Era tutto fatto e allora perché non lo abbiamo portato subito in Aula? Ora si vada avanti con convinzione». L'intesa prevedeva 26 aperture domenicali l'anno, più altre otto da stabilire insieme alle regioni - per le 12 Festività nazionali. Le serrate non riguardavano i negozi di vicinato, proprio per ridare linfa ai centri storici e venire incontro alle esigenze delle piccole e medie imprese. Una proposta che non ha mai convinto i dem. Disposti al massimo a concedere otto chiusure (più quattro per le festività). Da qui lo scontro.

In trincea gli addetti ai lavori. «Un riequilibrio della concorrenza nel settore è necessario, ma la regolamentazione delle aperture è solo uno degli strumenti», osserva Confesercenti. «Se il problema è la qualità di vita dei lavoratori dipendenti», la posizione di Confcommercio, «questi sono tutelati dal contratto perché hanno maggiorazione festiva e hanno il recupero. Il problema può riguardare i piccoli titolari che non hanno dipendenti e che si sentono obbligati a stare aperti per rimanere sul mercato. Però non può valer la regola che siccome io non riesco a stare aperto, siamo tutti chiusi. Questo è inaccettabile».

Non c'è ancora una data precisa della calendarizzazione in Aula della legge che è stata però inserita nel programma trimestrale dei lavori di Montecitorio. Il Pd vuole prendere tempo, del resto ancora deve essere completato il secondo giro di audizioni (ne mancano una decina) ma la Lega insisterà affinché l'emiciclo discuta dell'argomento a inizio dicembre e comunque prima della fine dell'anno. E c'è la concreta possibilità che in Commissione ritorni l'asse M5S-Lega: «Per noi afferma ancora il pentastellato De Toma quell'impianto non va modificato. Lo porteremo avanti e siamo pronti a chiudere. Se il Pd non voterà se ne assumerà la responsabilità».
La richiesta che M5S fa al governo è quella di un chiarimento, anche a tutela degli imprenditori che devono poter programmare gli investimenti. Il ministro dello Sviluppo Patuanelli appena si è insediato ha fatto una riunione con i gruppi M5S promuovendo la legge ma il nodo non si è sciolto. Del resto la posizione del Pd è netta: quella di Di Maio questa la linea per il momento è solo una bandierina piantata nel bel mezzo della legge di bilancio, nulla di più.

I DUBBI DELLE CATEGORIE
Dal Nazareno c'è disponibilità a discutere, fermo restando che la legge M5S-Lega «non convince le categorie del settore» ed è «controproducente, considerato anche il momento delicato per il commercio». «La discussione dice il dem Beneamati non è ferma, si andrà avanti con le audizioni. Vedremo». Per una volta, Pd e Italia Viva sono sulle stesse posizioni: il problema non è la chiusura dei negozi, ma affrontare il dossier dei contratti. La consapevolezza però è che lo Stato difficilmente possa fare qualcosa.

Di Maio starebbe pensando addirittura a un decreto legge, del resto chiama in causa il governo e cita in un post su facebook il decreto dignità e quello riguardante i Riders. «Eppure osserva ancora la renziana Moretto - ci sono lavoratori e lavoratrici che preferiscono lavorare la domenica.
Piuttosto occorre agire sul commercio on line, sul caro-affitti nei centri storici, sulla formazione dei commercianti». Idee distanti quindi. Con M5S che minaccia anche di tornare alla prima proposta che prevedeva una turnazione delle aperture del 25% per gli esercizi commerciali. E Salvini attacca: «Di Maio non vuole i negozi sempre aperti? Tranquillo Gigi, con tutte le tasse che tu, Conte e Renzi state mettendo, almeno questa promessa la manterrai».

Ultimo aggiornamento: 12:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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