Borrelli: «Fiume Tagliamento ad alto rischio di esondazioni: urge una soluzione»

Venerdì 1 Novembre 2019
Borrelli: «Tagliamento ad alto rischio di esondazioni: urge una soluzione»
«Se i tecnici diranno che i lavori fatti e previsti sono sufficienti, sarò felice. Avremo risolto un problema e messo finalmente un punto su una questione che dura da 60 anni».
Per mettere in sicurezza dalle possibili esondazioni del Tagliamento le cittadine di Latisana e San Michele al Tagliamento, il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, spiega così di «non avere una posizione precostituita». Ha però un obiettivo chiaro e stringente, che ribadisce dopo aver letto, su Il Gazzettino, della nuova mobilitazione dei sindaci del medio corso del Tagliamento, preoccupati che tornino in vita progetti per la laminazione del fiume in quell'area, al fine di garantire la sicurezza delle zone vicine alla foce.
 
«RISPETTO I SINDACI»«Quella dei sindaci è una posizione che rispetto», afferma Borrelli, ma il rischio idraulico sul confine tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, lungo il Tagliamento, è notevole, lo conosciamo e va affrontato». Anzi, Borrelli è dell'avviso che, fino ad ora, «siamo stati troppo blandi». Perciò ora «il toro va preso per le corna e poi, con la mediazione della comunità scientifica, vanno trovate le soluzioni necessarie». A guidare tutto il ragionamento del capo della Protezione civile, il fatto che si sia di fronte a un «tema di interesse vitale» e che vi sia la necessità di «gestire il territorio» per prevenire il peggio. 
Borrelli è reduce dagli appuntamenti che hanno ricordato le conseguenze del ciclone Vaia di un anno fa e proprio questa circostanza gli fa sottolineare anche ciò che avrebbe potuto essere e non è stato, in virtù di adeguate azioni di prevenzione.
IL GRADO DI RISCHIO«In Veneto abbiamo evitato che anche città importanti finissero, un anno fa, sott'acqua, grazie alla galleria che unisce il lago di Garda al bacino del fiume Adige», sintetizza. Borrelli vorrebbe poter dire lo stesso del Friuli Venezia Giulia, avendo ben presente il grado di rischio nel caso di un'esondazione del grande fiume friulano. Perciò, già un anno fa, proprio di questi tempi, aveva proposto di costituire un gruppo di lavoro che, in tempi rapidi (2-3 mesi al massimo), delineasse le opzioni e le proposte possibili per giungere a una decisione e ora conferma che quella è la strada, tanto da pensare all'apertura di un tavolo entro «uno, due mesi».
DECISIONE COLLEGIALEMa una decisione presa da chi? «A maggioranza dei componenti», risponde, precisando che, chiamati a partecipare, sono «le due Regioni confinanti, l'Autorità di Distretto, i sindaci dell'alto, medio e basso corso del fiume, attraverso un loro rappresentante per ogni tratto, e il Dipartimento di Protezione civile,». Un percorso su cui Borrelli punta «non come atto di guerra» nei confronti di qualcuno, ma come un'azione che «va fatta, perché conosciamo il rischio». La via è quella dell'accordo di cooperazione istituzionale secondo l'articolo 15 della legge 241/1990, su cui era già stata rilevata la disponibilità di qua e di là del Tagliamento. «Confermata dal presidente Luca Zaia che ho visto nei giorni scorsi», aggiorna Borrelli, e «mi risulta anche dal presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga e dal vice presidente Riccardo Riccardi».
I PERPLESSICerto è che proprio una parte di coloro che dovrebbero far parte del tavolo, i sindaci del medio Tagliamento, hanno definito nei giorni scorsi «inutile» un nuovo tavolo tecnico, impegnandosi per una campagna informativa tra le popolazioni della zona compresa tra Pinzano, Ragogna, San Daniele del Friuli, Dignano, Vito d'Asio e Forgaria nel Friuli, preoccupati che tornino a far capolino progetti di laminazione del fiume in quella zona, dopo che sono state archiviate le casse di espansione. La tesi è che occorra portare a termine i lavori già programmati e finanziati - «l'ulteriore diaframmatura degli argini a Latisana, l'ulteriore auspicata diaframmatura in sponda destra e la necessaria e prevista ricalibratura del canale scolmatore Cavrato» -, a conclusione dei quali, sostengono i sindaci, «ogni altra opera sarebbe da ritenersi «non solo dannosa, ma superflua e inutile».
E se, detto questo, non volessero sedere al tavolo? Il capo della Protezione civile non ha esitazioni: «Siamo persone civili, ognuno onorerà gli impegni presi. E chi non lo farà si assumerà tutte le responsabilità conseguenti». 
Antonella Lanfrit
Ultimo aggiornamento: 20:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA