Sei incinta? Niente posto nel privato e neppure nel settore pubblico

Venerdì 1 Novembre 2019 di Mattia Zanardo
Sei incinta? Niente posto nel privato e neppure nel settore pubblico
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TREVISO - Colloquio di lavoro: tutto procede per il meglio fin quando la candidata si lascia sfuggire di essere incinta e, a quel punto, l'interlocutore invita, più o meno velatamente, a rinunciare al posto o, quantomeno, a presentarsi una volta conclusa la maternità. Secondo la Cgil di Treviso non succede solo nel privato (dove purtroppo, talvolta, si registrano ancora casi simili), ma persino nelle Pubbliche amministrazioni. In enti, cioè, in cui il rispetto delle norme sulla parità di genere e la tutela delle dipendenti mamme parevano assodati. «Continuano ad arrivarci segnalazioni da parte di lavoratrici che hanno partecipato a concorsi pubblici e sono inserite in graduatoria, alle quali, chiamate per accettare e firmare l'incarico, e dopo aver onestamente dichiarano di essere in gravidanza, viene richiesto verbalmente di posticipare e talvolta di rinunciare all'assunzione», afferma Ivan Bernini, segretario generale della FP Cgil provinciale,  l'organizzazione di categoria degli addetti del settore pubblico. Atteggiamenti del tutto illegittimi che alle volte giungono a vere e proprie intimidazioni, denuncia il sindacato, da parte di qualche dirigente. Magari con la giustificazione (infondata) che l'ufficio, già in cronico sottorganico, non può permettersi un'assenza di vari mesi. «Nella maggior parte dei casi le lavoratrici non vanno fino in fondo nel rivendicare il diritto all'assunzione, anche attraverso vertenza, per paura ribadisce Bernini - considerando che nel pubblico il costo della maternità è totalmente a carico degli enti, esplicitamente si suggerisce di rimanere nel posto di lavoro attuale, rinunciare appunto all'assunzione, o comunque di posticiparla a dopo la maternità». Comportamenti «che sanno di medioevo», rimarca il leader della Fp. Per timore di ripercussioni, purtroppo, molte vittime cedono: «Oltre alla gravità di questi episodi continua Bernini - rammarica che proprio un Ente, una Pubblica Amministrazione, che dovrebbe osservare la legislazione in materia di tutela della maternità e delle pari opportunità aggiri la norma, in beffa ai valori di presidio di legalità propri del pubblico. Quando approfondiamo queste situazioni aggiunge il sindacalista ci troviamo di fronte alle risposte più disparate: chi con omertà nega e chi si richiama alla necessità immediata di personale». 
«NON ABBIATE PAURA»Stefania Barbieri, consigliera provinciale di parità, sottolinea di non aver finora ricevuto segnalazioni di questo tipo. Non per questo intende sminuire la questione: «Se atti simili fossero accertati, sarebbero gravissimi rimarca l'invito alle lavoratrici eventualmente coinvolte è di comunicarli senza indugio al mio stesso ufficio, all'Ispettorato del lavoro o ad altri organi competenti e, se ci sono gli estremi, a presentare una denuncia alla magistratura. A differenza di aziende private, dove riguardo alle assunzioni c'è una maggiore discrezionalità, nelle Pubbliche amministrazioni l'iter è più codificato, con selezioni e graduatorie. Mi risulta difficile capire come chi ha vinto un concorso pubblico possa essere indotto a rinunciare perché in gravidanza. In questo comparto, abbiamo piuttosto casi di discriminazione nei confronti delle donne nell'organizzazione del lavoro da parte dei dirigenti o nel rapporto con i colleghi». 
Mattia Zanardo

Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 09:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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