Botte fra mamme davanti a scuola: il perché nella chat WhatsApp

Venerdì 1 Novembre 2019 di Filomena Spolaor
Mestre. Botte fra mamme davanti a scuola. Il perché nella chat WhatsApp
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MESTRE - Saranno anche comodi, ma a volte sfuggono di mano. Nei gruppi WhatsApp basta che uno alzi un po' i toni e si scatena il finimondo, arrivando perfino alla lite tra mamme in strada come quella accaduta mercoledì pomeriggio fuori dall'asilo di via Sforza, alla Bissuola. E se il giorno dopo, di nuovo fuori dai cancelli per andare a prendere i bimbi, i genitori condannano l'uso della violenza e gli insulti nel gruppo WhatsApp, non sembra affatto tornata la pace tra le due mamme arrivate alle mani: per difendersi dalla denuncia della 31enne finita in ospedale con qualche contusione (ma subito dimessa), la giovane italo-cubana tira fuori la chat che ha scatenato la zuffa. Nel gruppo WhatsApp si legge che qualche giorno prima la mestrina («ma originaria di Napoli», precisa la cubana) aveva chiesto se poteva avere una risposta in merito a una cosa che aveva scritto, ma la cubana aveva risposto che era al lavoro. In un messaggio successivo, inviato alle 10.06 la prima scrive: Certo! Se chiedo io rispondi in questo modo poco cortese! Se chiede qualche altra mamma qui presente nel gruppo sei disponibile. Comunque va  bene cosi. Non importa. Scusa il disturbo! Buona giornata cara. Ma la mestrina alle 10.16 decide di inviare un altro messaggio: Impara l'educazione prima di rapportarti con le persone e insegnala a tua figlia visto che mette le mani addosso ai nostri figli e poi parli!!!. Alle 10.20 un quarto messaggio: Non sono nè tua madre nè tua sorella, né una tua amica! Quindi sei pregata di portare rispetto a me come a tutte le altre mamme qui presenti! Grazie. Buona giornata e buona giornata a tutte. È bastato questo per scatenare la lite quando si sono viste nel pomeriggio. 
LA DIFESA«È vero che mi sono diretta da lei - racconta la giovane italo-cubana - ma non c'erano i bimbi. Volevo una spiegazione da questa mamma. Io le ho detto che non volevo che parlasse di mia figlia. E lei continuava a dirmi dài, mettimi le mani addosso. Poi mi ha offesa con una provocazione razzista, e a quel punto io l'ho spintonata». Secondo la sua ricostruzione, l'italocubana è quindi entrata nell'asilo per prendere la figlia «ma poi - riprende - quando sono uscita mi ha aggredita verbalmente davanti ai bambini, dandomi della negra di m con tutti i papà presenti. E poi sono andata via». La giovane sottolinea di essere in Italia da 17 anni e sposata con un veneziano. 
IL TESTIMONESolo spintoni e non botte, dunque, per la cubana. A dividere le due donne è stato un giovane padre. «Ho sentito che urlavano. La mestrina diceva cosa fai, vuoi picchiarmi?' - racconta -. Poi l'ha insultata dandole della zingara, si sono spinte, ma non ci sono stati nè pugni nè calci». Quando mercoledì è arrivata la polizia la donna presentava i segni del ceffone ricevuto ed è stata accompagnata in ospedale, per poi sporgere denuncia contro la cubana. Ma anche quest'ultima ieri ha presentato una contro-denuncia per razzismo, scusandosi comunque pubblicamente con le altre mamme sulla chat. 
L'episodio di violenza avvenuto ha suscitato diverse condanne. «Certe cose non devono succedere davanti alle scuole con i bambini che piangono» dice una mamma intervenuta a calmare le due donne. «Non era mai successo che dei genitori si scambiassero simili offese. Nella mia classe ogni genitore rispetta l'altro». E sugli insulti in chat di WhatsApp intervengono quasi tutti genitori: «Ogni tanto capita che nelle chat ci siano tensioni - afferma una mamma -, ma di solito sono banali. Le due mamme non si sono capite, e hanno reagito come non dovevano. Mi dispiace perché ci sono dei bambini di mezzo e non è piacevole». «Anche noi abbiamo un gruppo tra genitori - dice la mamma di un'altra classe -, ma si parla solo di cose utili per la scuola». 
Filomena Spolaor

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