Draghi: «Lascio la Bce in buone mani». Mattarella: «Caro Mario desidero dirti grazie»

Lunedì 28 Ottobre 2019
Macron: «Draghi degno erede dei padri fondatori Ue»
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Lasciare la Bce è più facile, sapendo che «è in buone mani». Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi in occasione della cerimonia per la fine del suo mandato al vertice della banca centrale, di fronte a Christine Lagarde chiamata a succedergli dal 1° novembre e alla presenza dei principali leader politici europei. Le politiche nazionali, che tutt'ora giocano il ruolo principale di stabilizzazione nell'Eurozona, «non possono sempre garantire» tale stabilizzazione e dunque «abbiamo bisogno di una capacità di bilancio dell'Eurozona, con delle dimensioni e con un meccanismo adeguato».

Lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi in occasione della cerimonia per la fine del suo mandato.

«Professor Draghi, caro Mario, come cittadino europeo desidero dirti grazie»: con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha concluso un discorso alla cerimonia di commiato del presidente della Bce, Mario Draghi, in corso alla sede della Banca centrale europea a Francoforte.

«Quello che celebriamo oggi» è «l'azione di un uomo che ha portato molto in alto il sogno europeo», «un degno erede dei padri fondatori dell'Europa» quali Jean Monier, Robert Schuman, Konrad Adenauer e «i vostri illustri compatrioti Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli»: lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron in un discorso tenuto alla cerimonia di commiato del presidente della Bce, Mario Draghi, in corso alla sede della Banca centrale europea a Francoforte.

«È un privilegio scrivere la prefazione di questo libro, che mette in luce gli straordinari risultati del mandato di Mario Draghi come presidente della Banca centrale europea». Così Christine Lagarde - che dal prossimo primo novembre siederà sulla poltrona più alta dell'Eurotower presenta il libro 'Mario Draghi, l'artefice' scritto da Jana Randow e Alessandro Speciale. «In estrema sintesi - spiega - ritengo che il suo contributo sia riassumibile nei tre elementi chiave della sua gestione: intelligenza, integrità e leadership. Per cominciare, l'intelligenza. Come si è guadagnato l'affettuoso nomignolo di »Super Mario«? Semplice: perché è superintelligente.» «Governare una banca centrale posta alla guida di diciannove economie diverse, con 340 milioni di europei e un PIL di oltre 11.000 miliardi di euro non è un'impresa facile» confessa la Lagarde ricordando che «la BCE punta a portare allo stesso livello l'inflazione media di tutti i Paesi dell'eurozona, ciascuno dei quali, in un dato momento, si trova in una determinata fase del ciclo economico. E se già così il suo compito non fosse abbastanza complesso, la banca centrale è anche responsabile del Meccanismo di vigilanza unico, ed è tenuta a mantenere la più rigorosa indipendenza tra le sue funzioni di vigilanza e di politica monetaria, garantendone al tempo stesso un funzionamento armonico». «Insomma, stiamo parlando di un'istituzione davvero unica, e solo l'intelligenza, la perizia tecnica e le grandi capacità diplomatiche di Mario potevano permettergli di gestirla così bene e con tanta efficacia».
 


Anche l'ex direttore generale dell'Fmi conviene che le tre parole - «Whatever it takes» pronunciate a Londra nel luglio 2012 - «sono considerate le più potenti nella storia delle banche centrali». E lo sono «per l'integrità e la credibilità di chi le ha pronunciate. Il peso delle parole dette quel giorno - io ero presente - rispecchiava appieno la sua capacità e disponibilità a prendere tutte le misure necessarie in una partita la cui posta in gioco era la più alta possibile: la sopravvivenza dell'unione monetaria europea e il futuro economico dell'eurozona». «Per questo non sorprende che quando Mario parla tutti gli prestino ascolto. Insieme abbiamo partecipato a moltissimi summit e riunioni ai quattro angoli del mondo, e si poteva sempre contare su di lui per mettere fine alla (frequente) cacofonia, identificare i problemi chiave e proporre soluzioni in modo chiaro e succinto». Secondo Christine Lagarde «Mario Draghi usa 'le conoscenze dell'analisi teorica come guida per l'azione pratica', la definizione stessa dell'economia politica nella formulazione dell'illustre economista italiano e suo primo mentore, Federico Caffè».

«E poi - ricorda - c'è il suo carisma di leader, che gli ha permesso di condurre la BCE, e in un certo senso l'intera eurozona, fuori da un periodo di crisi cruciale - esistenziale, addirittura - rendendola più forte di prima. Se lo chiedete a lui, Mario vi dirà che questi traguardi non sono merito suo, ma dell'istituzione e del suo staff. Il garbo e la generosità sono tratti caratteristici della sua leadership, insieme al coraggio e alla sicurezza» conclude la Lagarde.

 

Ultimo aggiornamento: 29 Ottobre, 11:02 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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