Niccolò Bettarini, non fu rissa. Il procuratore generale: coltellate per uccidere. Confermate le condanne in appello

Lunedì 28 Ottobre 2019
Niccolò Bettarini, non fu rissa. Il procuratore generale: coltellate per uccidere. Confermate le condanne in appello

Niccolò Bettarini, non fu rissa. È il procuratore generale a fare il punto: coltellate, calci e pugni per uccidere il figlio di Simona Ventura. Volevano «uccidere» Niccolò Bettarini i quattro giovani condannati a Milano in primo grado in abbreviato a pene comprese tra i 5 e i 9 anni di carcere per aver colpito il figlio dell'ex calciatore e della conduttrice tv Simona Ventura con coltellate, calci e pugni il primo luglio 2018 fuori dalla discoteca milanese 'Old Fashion', dove aveva passato la nottata con un gruppo di amici. Lo ha sostenuto il sostituto procuratore generale Giulio Benedetti nella requisitoria con cui alla Corte di Appello ha chiesto un lieve ritocco, per un errore di calcolo, della sentenza del gup e quindi di rideterminare le pene per Davide Caddeo e Albano Jakej da 9 a 8 anni di carcere e da 6 anni e mezzo a 6 anni e 4 mesi.

La corte d'Appello poco fa ha confermato le condanneLa Corte d'Appello di Milano ha corretto un errore di calcolo del giudice di primo grado e ha quindi condannato a pene lievemente ridotte tra i 5 e gli 8 anni di carcere i 4 giovani, processati con rito abbreviato (con l'accusa di tentato omicidio), per aver colpito 
Niccolò Bettarini con coltellate, calci e pugni il primo luglio 2018 fuori dalla discoteca milanese 'Old Fashion'.

I giudici, confermando la sentenza di primo grado, hanno disposto un risarcimento, in via provvisionale, di 200mila euro per Bettarini jr.

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La requsitoria del procuratore generale. Il procuratore generale per il resto ha proposto la conferma dei 5 anni e 6 mesi per Alessandro Ferzoco e dei 5 anni per Andi Arapi. Il pg ha affermato che «le coltellate penetranti inferte in prossimità degli organi vitali» a Bettarini jr aggredito in un luogo «scarsamente illuminato» e «da un gruppo indeterminato di persone di cui ne sono state individuate solo 4 e delle quali uno armato configura il tentato omicidio» e non rissa.

Prima del pg, che ha chiesto ai giudici di rigettare i motivi d'appello delle difese e la tesi secondo cui gli imputati sarebbero stati provocati dal figlio di Simona Ventura, Caddeo ha reso dichiarazioni spontanee. «Mi spiace per quel che è successo - ha affermato in aula - Non era mia intenzione, ma era solo per reagire a una provocazione». A questo proposito il sostituto procuratore generale ha fatto notare: «Anche se dessimo per scontato che Bettarini ha dato per primo un pugno, questo giustifica nove coltellate date per uccidere?». E poi, ha ricostruito il pg, che ha condiviso la sentenza di primo grado, «tutti hanno visto il coltello e tutti hanno continuato a pestare Bettarini».

Gli avvocati Mirko Perlino e Daniele Barelli, legale di Alessandro Ferzoco e Albano Jakej (entrambi ai domiciliari) hanno sostenuto che quella sera «il primo che è partito con un pugno è stato proprio 
Bettarini», che nessuno conosceva e men che meno sapeva che era il figlio della conduttrice tv. Per Barelli poi la causa di tutto sarebbe stata la sua ragazzina di allora, che lo «ha fomentato». Per l'avv. Fabrizio Cardinali, Andi Arapi, «non sapeva del coltello e non se ne è accorto nemmeno dopo». Eccetto quelli di Caddeo, tutti i difensori, hanno affermato che i loro assistiti non sapevano dell'esistenza dell'arma con cui è stato accoltellato Niccolò Bettarini. Tra le richieste alla Corte anche quella di non riconoscere non solo il reato di tentato omicidio ma anche l'aggravante dei futili motivi.

Ultimo aggiornamento: 17:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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