Il ministero: «La sanità veneta prima in Italia, ha i migliori livelli di assistenza»

Domenica 27 Ottobre 2019 di Raffaella Ianuale
Il ministero: «La sanità veneta prima in Italia, ha i migliori livelli di assistenza»
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 Il Veneto ha scalato la classifica, superato il Piemonte che gli aveva scippato la leadership e raggiunto la vetta. Nel 2018 ha riconquistato quindi il primato nazionale nell'erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè le prestazioni sanitarie che ogni singola Regione deve assicurare ai propri cittadini. Soddisfatto il governatore Luca Zaia: «La classifica conferma la validità delle misure di riorganizzazione, omogeneizzazione nei servizi e buon governo adottate in Veneto, nonostante tutte le difficoltà create dalle rigidità imposte dalle normative nazionali e i trasferimenti contingentati». Ricordiamo che nel 2017 la Regione a guida leghista aveva dovuto cedere il passo al Piemonte a causa di alcuni scostamenti in materia di vaccini. Ma se di rivincita si può parlare è legata soprattutto alla perdita per il Veneto, sempre nel 2018, dello status di regione benchmark, cioè punto di riferimento per determinare i costi standard in sanità utili per arrivare a stabilire le quote di riparto del Fondo sanitario nazionale. A declassare il Veneto era stato l'ex ministro Beatrice Lorenzin che aveva intercettato le Regioni guida utilizzato la griglia dei Lea del 2014. Ne seguì un polverone politico, ora archiviato con i nuovi risultati.
LA GRADUATORIA
Il Veneto ha quindi raggiunto la prima posizione con 222 punti, facendo un balzo in avanti rispetto ai 218 dell'anno prima. Seguono Toscana ed Emilia-Romagna con 220 punti e Piemonte a quota 218 che nella scorsa classifica era in testa con 221. Sempre con dati superiori al 200 Lombardia con 215 punti, Liguria con 211, Umbria con 210 e Abruzzo con 209. Sono invece al di sotto di quota 200, Marche con 192, appena un punto in meno la Basilicata, Puglia con 186, poi Molise con 180, Lazio con 179 e Campania che con 170 segna il più grosso balzo in avanti rispetto ai 153 punti dello scorso anno. Ultime nella classifica Sicilia con 165 e Calabria che con 146 resta l'unica Regione italiana sotto la soglia del livello minimo accettabile di 160. Va detto che i dati verranno controllati nuovamente perché almeno una Regione ha chiesto un riconteggio e inoltre al momento non vengono prese in considerazione le Regioni a statuto speciale, con la sola eccezione della Sicilia.
GLI INDICATORI
Per valutare la situazione sanitaria delle Regioni italiane vengono presi in considerazione 33 indicatori raccolti in tre macro categorie: ospedale, distretto e prevenzione. Si va dalla quantità di prestazioni inappropriate consumate dai cittadini all'adesione agli screening oncologici contro il tumore dell'utero, del seno e del colon-retto. Ma anche il numero di minuti che trascorrono tra la chiamata al 118 e l'arrivo dell'ambulanza, il tasso di risonanze magnetiche fatte rispetto alla popolazione, passando per i posti letto negli ospizi e il tasso di parti cesarei o di numeri di interventi al femore svolti entro 48 ore. Le classifiche in sanità sono sempre molto attese, ma quella basata sui Lea è particolarmente delicata proprio perché tiene conto di tantissimi indicatori e magari qualcuno resta indietro pur avendo ospedali che funzionano bene. Il declassamento degli anni passati del Veneto era, in particolare, legato allo scostamento per la copertura vaccinale nei bambini a 24 mesi e per le vaccinazioni antinfluenzali negli anziani.
LE DUE VELOCITÀ
«I numeri sono incontrovertibili e i dati ufficiali testimoniano quanto vado ripetendo da anni: anche senza l'autonomia e a parità di fondi assegnati dal Fondo sanitario nazionale, esistono già due Italia - interviene Zaia - una gestita con virtuosità e una piena di sprechi e cattivi servizi per i cittadini. Chi sostiene, quindi, che l'autonomia creerebbe un'Italia di serie A e una di serie B, dice una bugia facilmente smentibile». Per poi chiudere che se la sanità veneta funziona è «perché operatori e amministratori garantiscono il massimo impegno, nella specificità dei propri ruoli, con responsabilità e professionalità». Convogliando quindi il buon risultato ottenuto ad un quesito: «Perché allora non lasciare al sistema veneto - conclude Zaia - la possibilità di organizzarsi ancora meglio, riconoscendogli maggior autonomia nella gestione dei servizi sanitari?».
 
Ultimo aggiornamento: 15:52 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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