Ex Ilva, Patuanelli: chiederemo rispetto accordi, governo compatto per siderurgia. FimCisl: alternativa è 5mila esuberi o l'azienda lascia

Venerdì 25 Ottobre 2019
Ex Ilva, Patuanelli: chiederemo rispetto accordi, governo compatto per siderurgia. FimCisl: alternativa è 5mila esuberi o l'azienda lascia
«Non esiste un'idea di piano industriale del Paese senza la siderurgia. Noi siamo intenzionati a garantire la continuità produttiva, chiederemo all'azienda di rispettare il piano industriale e ambientale». Così il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, al termine del tavolo sullo stabilimento di Taranto dell'ex Ilva ora di ArcelorMittal.

«La preoccupazione è altissima», ha detto il segretario generale della Fim Cisl, Marco Bentivogli, al suo ingresso al ministero dello Svilupp per il tavolo sul polo siderurgico pugliese, non nascondendo la forte apprensione per la situazione dello stabilimento in relazione alle pesanti ricadute occupazionali che potrebbero derivare da un disinvestimento di ArcelorMittal. All'incontro con il ministro dello Sviluppo economico sulla situazione dell'ex Ilva, i sindacati hanno chiesto al Governo intende rimediare al pasticcio combinato sullo scudo penale e quali sono le intenzioni dell'azienda.

Patuanelli. «Assieme a me c'era il ministro Provenzano che ringrazio, abbiamo dato un segnale di compattezza del governo su questo fronte. Da nessuna parte è previsto un disimpegno del governo sul settore», ha continuato Patuanelli, al termine del tavolo al Mise. La siderurgia è «fondamentale per Taranto e tutto il Paese, non possiamo abbandonare la produzione di acciaio», ha detto.

Sulle tutele legali relative all'attuazione di una norma, come il Piano ambientale, «nel caso vi fossero dubbi interpretativi si possono fare ragionamenti complessivi, che non riguardano per forza solo Taranto», ha proseguito Patuanelli. «Una norma ad hoc, non la reputo praticabile, mi sembra evidente che non abbia una tenuta parlamentare. Una norma di ampio respiro potrà essere presa in considerazione se necessario», ha insistito il titolare dello Sviluppo economico, precisando che «l'azienda non ha posto questo problema».

«Laddove ci fossero ragionamenti complessivi, che non riguardano per forza solo Taranto», è l'idea del ministro si potrà trovare un accordo su un nuovo provvedimento. «Se ci fossero dei dubbi sul fatto che l'applicazione di una norma, come un piano ambientale, possa portare ad azioni giudiziarie, nel caso sarà chiarita l'applicazione di questo dispositivo che vale in molti esempi. Non c'è un'incidenza diretta tra quello che è successo con la conversione del decreto crisi e la situazione industriale a Taranto», ha aggiunto.

I sindacati. «L'amministratore delegato  Morselli - ha detto Bentivogli - ha davanti due strade: consolidare la produzione di acciaio a 4 milioni di tonnellate annue, che significa ridurre l'organico di 5 mila persone, o, dopo il pasticcio fatto al Senato sullo scudo legale, fare letteralmente le valigie». «Non esistono altri scenari», ha proseguito e i tagli al personale al momento sono «paradossalmente lo scenario migliore. Ma non permetteremo altri 5 mila esuberi. Non consentiremo di aggiungere a una bomba ambientale una sociale», ha aggiunto.

Quanto alle dichiarazioni del «inistro per il Sud, Giuseppe Provenzano, secondo Bentivogli «affidarsi all'articolo 51 del codice penale è surreale, significa non conoscere bene le norme». Il problema, conclude, «è che il pasticcio fatto al Senato rischia di dare un alibi all'azienda per andarsene».

 
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