Autonomia, Zaia avvisa il governo:
«Veloci o le leggi ce le facciamo noi»

Mercoledì 23 Ottobre 2019 di Alda Vanzan
Autonomia, Zaia avvisa il governo: «Veloci o le leggi ce le facciamo noi»
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VENEZIA - Due anni dopo il referendum sull'autonomia, il Leone di San Marco scolpito nel legno viene nuovamente esposto nel piano nobile di palazzo Balbi, solo che stavolta è di fronte e mostra i denti. Un simbolo per dire che il Veneto non se l'è messa via? Oltre due milioni di veneti il 22 ottobre 2017 andarono a votare, il 98% disse sì all'autonomia, nel frattempo sono passati tre Governi, il Gentiloni, il Conte I, adesso il Conte II, e l'intesa ancora non c'è. Anzi, sembra allontanarsi sempre di più visto che il nuovo ministro Francesco Boccia ha chiesto, come atti preliminari, una legge quadro da far approvare dal Parlamento e la fissazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni.


Quanto ci vorrà? Il genio è pazienza, diceva il naturalista francese Georges-Louis Leclerc conte di Buffon, e quella massima il governatore Luca Zaia intende applicarla, anche se la pazienza non può essere infinita: «La polvere nella clessidra continua a scendere». Ed è così che Zaia anticipa la prossima mossa: se il Governo non darà l'autonomia al Veneto, il Veneto proverà a prendersela. Sempre per vie legali e infatti lo scontro sarà sulle leggi. «Se a Roma non fanno veloci - annuncia Zaia - smonto l'intesa e, ad una ad una, porto le singole materie in consiglio regionale. Faremo una legge per ogni materia. E se saranno impugnate, riempiremo la Corte costituzionale di lavoro». Perché è scontato che quelle leggi, se mai saranno approvate, il Governo non le accetterà. «La prima sarà sulla scuola - dice Zaia - Ne ho già parlato con Ciambetti». Ciambetti, Roberto, presidente del consiglio regionale, ha fatto anche un'istruttoria: delle 23 materie chieste dal Veneto a norma degli articoli 116 e 117 della Costituzione, ce ne sono 19 che sono concorrenti. «Significa che su quelle possiamo legiferare da soli». Chissà.
LE PROTESTE Al Balbi per il secondo anniversario del referendum, Zaia aveva invitato tutti i consiglieri regionali. Si sono presentati solo quelli di maggioranza, Pd e M5s non si sono fatti vedere. «Ci metterei poco a riempire una piazza - ha detto il governatore - ma a noi serve che il dibattito sia fatto bene, oggi siamo noi dalla parte della ragione». Per evitare strumentalizzazioni non è andato neanche a Rialto, dove un paio di centinaia di manifestanti radunati dall'ex assessore Marino Finozzi hanno sventolato dal ponte il vessillo di San Marco.
Un'altra bandiera del Veneto sarebbe stata sventolata nel pomeriggi dai deputati leghisti nell'aula di Montecitorio. E sempre a Roma, nella sede del ministero degli Affari regionali, in mattinata è ripresa la trattativa tra i tecnici e la delegazione dei giuristi veneti. «Approccio collaborativo», è stato riferito.
Più animata la protesta al consiglio regionale della Lombarda, dove pure si era votato due anni fa: i consiglieri leghisti hanno esposto uno striscione e indossato delle magliette con stampata la frase L'Autonomia non si Boccia. «Non cadrò mai nella polemica sterile - ha replicato il ministro Boccia, confermando che la legge quadro sarà presentata alle Camere entro l'anno, presumibilmente anche come emendamento alla legge di Bilancio, «dopo averla condivisa con le regioni stesse». «Se l'obiettivo - ha detto il ministro - è portare a casa l'autonomia differenziata, cosa su cui il governo si è impegnato con il Parlamento fin dal giorno del voto di fiducia, invito tutti, tra un flash mob e l'altro, a continuare il lavoro che abbiamo iniziato».
L'ULTIMATUM Ma a Venezia - con Zaia che peraltro non intende pagare allo Stato il conto (8? 9 milioni?) per il servizio dei militari nei seggi del referendum - la legge quadro è vista come un ulteriore paletto. «Nel momento in cui il Parlamento dovesse scrivere la mia bozza d'intesa, sarebbe una decisione unilaterale. Noi non vogliamo l'elemosina da Roma, quella gliela facciamo noi da un pezzo», dice Zaia. E i Lep? «In sanità esistono già, si chiamano Lea, ma ciò nonostante ci sono Regioni che esportano malati. Se i Lep saranno l'alibi per non fare nulla, troveranno pane per i loro denti». Eppure, il governatore non è pessimista: «Il processo è inesorabile, questa pagina di storia qualcuno la scriverà», anche se, dice accusando i pentastellati, «il governo Conte I ha perso una grande occasione».
Dopodiché annuncia la guerra costituzionale: «Passeremo a questa fase se vedremo che le trattative sono una presa in giro». Non ci sarà, però, una via catalana: «Il referendum sull'indipendenza è stato bocciato, le alternativa sono due: una è la via veneta per cui rispetti la legge, l'altra la via catalana per cui ti butti in strada».
 
Ultimo aggiornamento: 10:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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