ROMA L'appuntamento è alle 15 domani a Palazzo San Macuto, quando Giuseppe Conte sarà chiamato a riferire al Copasir su cosiddetto Russiagate, ovvero sulle presunte interferenze russe nelle elezioni presidenziali americane del 2016. Una vicenda che ha assunto i contorni di una vera e propria spystory, finendo per coinvolgere anche l'intelligence italiana e il governo italiano. Chi è più vicino al presidente del Consiglio lo descrive impaziente di varcare il portone a due passi da Palazzo Chigi per rispondere alle domande dei membri dell'organismo parlamentare chiamato a vigilare sui servizi segreti. «È assolutamente tranquillo - spiegano i suoi più stretti collaboratori - la sua disponibilità a chiarire è massima e lo era già quando scoppiarono le polemiche». Non è un caso che sia stato proprio lui a scrivere al neo presidente del Copasir, il leghista Raffaele Volpi, offrendo la propria disponibilità per farsi audire dal Comitato. Obiettivo del premier far luce su un caso che ha gettato ombre sul governo e sul suo stesso operato. Sul Russiagate, sostiene, «è stato scritto un mare di fesserie». «Quando spiegherò la realtà dei fatti - le parole del premier riportate all'Adnkronos da alcuni esponenti del suo governo - questa vicenda si scioglierà come neve al sole. Il più grande rammarico è che siano stati tirati in ballo uomini e donne della nostra intelligence che lavorano giorno e notte per la nostra sicurezza». Gettando fango -il non detto del premier- sui nostri servizi segreti.
Ultimo aggiornamento: 18:13
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