Monte Croce, rispunta l'ipotesi traforo

Martedì 22 Ottobre 2019
Monte Croce, rispunta l'ipotesi traforo
UDINE - Torna d'attualità un possibile traforo al Passo di Monte Croce Carnico, per collegamenti più rapidi tra Friuli Venezia Giulia e centro Europa, in particolare lungo l'asse che porta a Monaco di Baviera? «È un tema tornato in auge», conferma l'assessore regionale alle Infrastrutture Graziano Pizzimenti. «Sicuramente di qua dal confine. Tutto da verificare, invece, l'interesse in Austria». Ed è per questo che in agenda, «tra una ventina di giorni» l'assessore ha in programma un incontro con il suo omologo carinziano, al fine di «capire come la pensano gli austriaci, dato che il tracciato per tre quarti sarebbe sul loro territorio».
 
LA VERIFICAPerciò, sintetizza Pizzimenti, «sul traforo non c'è ancora una pietra tombale, ma una possibilità tutta da verificare». Perché è chiaro, conclude l'assessore, che «se dall'altra parte persiste il no, non se ne fa nulla». In questo scenario non sarebbe stato allora estemporaneo il recente incontro che prima di Pizzimenti ha avuto un suo collega di partito, nonché vice presidente del Consiglio regionale, il consigliere Stefano Mazzolini con l'assessore alla Viabilità della Carinzia, Martin Gruber, prospettando collegamenti anche attraverso un redivivo traforo del passo di Monte Croce Carnico.
LA POLEMICAConsiderazioni che hanno fatto andare su tutte le furie il Pd della Carnia, con in testa un altro consigliere regionale, il Dem Enzo Marsilio, che ha stigmatizzato Mazzolini perché «illude un territorio» e non darebbe, inoltre, la versione realistica del traforo che «non è mai stato pensato come alternativo al Brennero, vorrebbe dire file e file di Tir, ma come collegamento per il traffico leggero, turistico». L'illusione, comunque, starebbe nel fatto che l'idea di un traforo, ormai datata a più di trent'anni fa, «in Friuli è stata sempre ben vista, tanto che qui avevamo costituito anche una società per realizzare l'impresa, ma è stata sempre avversata dagli austriaci, sul cui territorio graverebbe gran parte dell'opera». Mazzolini, continua nel suo controcanto Marsilio, «parla di un un'alternativa al Brennero, quindi una soluzione rivolta principalmente al traffico pesante. L'ipotesi del traforo era nata e si era sviluppata negli anni passati, per collegare direttamente Monaco con Trieste e in particolare per il traffico leggero dedicato al sistema turistico. Le tematiche ora sollevate da Mazzolini non portano da nessuna parte».
NUOVA VIAPiuttosto che concentrarsi su futuribili trafori, comunque, il territorio della Valle del But si è concentrato più di recente sulla necessità di rendere più sicuro e praticabile il tratto della statale 52 bis che collega Timau con il Passo di Monte Croce Carnico, che necessita di interventi continui per la sicurezza. «Il Pd insieme ad alcune amministrazioni anticipa Marsilio ha avviato uno studio di fattibilità per realizzare un collegamento tra Timau e il Passo sull'altro versante, con un tracciato che sarebbe più sicuro e consentirebbe un collegamento migliore tra Friuli e Austria». Lo studio è alla fase finale e per questo «abbiamo chiesto all'assessore Pizzimenti un incontro con la popolazione della vallata, al fine di mettere a fuoco le prospettive riguardo questo collegamento prosegue Marsilio -. In questa occasione metteremo lo studio di fattibilità di questo collegamento alternativo a disposizione della Regione».
IL PROGETTOSi tratta di intervenire su una porzione di strada che, come tutta la 52 bis, è rimasta in capo all'Anas, per la sua importanza strategica nei collegamenti con gli Stati confinanti e quindi ogni intervento, anche di modifica di tracciato, è materia non di diretta competenza della Regione. «Tuttavia puntualizza Marsilio -, l'interessamento al progetto da parte di Anas pare ci sia, sempre che anche la Regione dimostri di volere l'opera». L'auspicio, perciò, «è di incontrare l'esponente della Giunta e di definire una strategia che sia unica e non la solita illusoria propaganda propinata alla gente e alle aziende del territorio con cose che di fatto sono ormai quasi irrealizzabili».
Antonella Lanfrit
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