Maxi inquinamento da Pfas, oggi inizia il "processo dei record"

Lunedì 21 Ottobre 2019 di Angela Pederiva
Maxi inquinamento da Pfas, il processo dei record comincia oggi
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Il grande giorno è arrivato. Al netto dell’astensione nazionale degli avvocati penalisti contro la riforma della prescrizione, che con ogni probabilità determinerà subito un rinvio, è fissata per le 9 di stamattina al Tribunale berico l’udienza preliminare sul caso Pfas, il maxi-inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche che interessa le province di Vicenza, Verona e Padova e che secondo la Procura è stato dolosamente causato dall’azienda Miteni. Quello che viene ufficialmente incardinato davanti al gup Roberto Venditti è un processo dai numeri record: 13 imputati, decine di richieste di costituzione di parte civile tra enti pubblici e persone fisiche in rappresentanza di oltre 200.000 residenti, un danno all’ecosistema che i primi e parziali riscontri dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale quantificano in 136,8 milioni di euro.
 

 
GLI IMPUTATI
La richiesta di rinvio a giudizio, formulata dai sostituti procuratori Hans Roderich Blattner e Barbara De Munari, riguarda tre gruppi di imputati. 
Il primo è formato da quattro dirigenti giapponesi, componenti del Fluoro Fine Chemical Team di Mitsubishi Corporation, fino al 5 febbraio 2009 società controllante di Miteni, a sua volta proprietaria e gestrice dello stabilimento di Trissino. Si tratta dei business manager Maki Hosoda di 53 anni, Kenji Ito di 62 e Yuji Suetsune di 58, nonché del general manager Naooyuki Kimura di 60, già presidente (dal 28 marzo 2003 al 17 luglio 2006) e consigliere (dal 31 marzo 2008 al 16 febbraio 2009) di Miteni.
Il secondo è costituito dai vertici dell’International Chemical Investors, società con sede tra Lussemburgo e Francoforte, proprietaria del 100% delle quote di Ici Italia 3 Holding, a propria volta controllante di Miteni dal 5 febbraio 2009 al fallimento del 9 novembre 2018. Innanzi tutto ci sono i tedeschi Patrick Hendrik Schnitzer di 61 anni, amministratore delegato dal 30 ottobre 2006, e Achim Georg Hannes Riemann di 65, consigliere di amministrazione dal 16 dicembre 2004. Nell’elenco figurano poi l’olandese (residente in Francia) Alexander Nicolaas Smit di 75 anni, presidente di Miteni dal 5 febbraio 2009 al 24 aprile 2012, e l’irlandese (abitante a Milano) Brian Anthony McGlynn di 62, presidente (dal 24 aprile 2012 al 1° giugno 2017) e amministratore delegato (dal 5 febbraio 2009 al 24 aprile 2012), con delega in materia di ambiente e sicurezza dal 29 marzo 2007 al 24 aprile 2012.
Il terzo è composto dai responsabili dello stabilimento. A cominciare da Luigi Guarracino, 62enne di Alessandra, direttore operativo (dal 5 febbraio 2009 al 24 aprile 2012) e amministratore delegato (dal 24 aprile 2012 al 31 dicembre 2015) di Miteni, delegato all’ambiente e alla sicurezza e procuratore per gli scarichi idrici dal 24 aprile 2012 al 9 novembre 2018. C’è poi Mario Fabris, 56enne di Fontaniva, direttore tecnico di Miteni dal 20 maggio 2005 al 24 dicembre 2009 e procuratore con delega ad ambiente e sicurezza dal 20 maggio 2005 al 3 dicembre 2009. Completano la lista gli ex procuratori di Miteni con delega alle responsabilità ambientali o all’ambiente e sicurezza: Davide Drusian, 44enne di Marano Vicentino, dall’11 dicembre 2007 al 25 marzo 2010 e dal 12 luglio 2011 al fallimento del 9 novembre 2018; Mauro Cognolato, 46enne di Stra, dall’8 novembre 2010 al 30 giugno 2011; Mario Mistrorigo, 67enne di Arzignano, dal 3 aprile 1996 al 25 novembre 2010.
LE ACCUSE
L’articolata specificazione delle cariche e delle date vale a spiegare la scansione delle responsabilità ipotizzate intorno a due fattispecie di reato, entrambe in concorso e aggravate.
La prima accusa è di avvelenamento delle acque destinate all’alimentazione umana, sia di falda che di superficie. Secondo i pm Blattner e De Munari, i composti chimici sono stati «dispersi nel suolo e sottosuolo», attraverso il vero e proprio «interramento di rifiuti e scarti di lavorazione» e la «carente tenuta degli impianti», anche «dopo che tale situazione era stata ripetutamente rilevata negli studi ambientali commissionati da Miteni ai propri consulenti», oltretutto «omettendo di dare avvio alle procedure previste» dalle leggi ambientali» e «tenendo nascosti dati e circostanze rilevanti che dovevano essere comunicati ai competenti organi pubblici».
La seconda contestazione è di disastro innominato, voce che comprendeva anche il concetto di disastro ambientale alla data del 23 luglio 2013, fissata dagli inquirenti per dividere questo procedimento da un altro filone tuttora pendente. Nella tesi accusatoria, dalla contaminazione è derivato «un pericolo per la pubblica incolumità consistito, in particolare, in un elevato bioaccumulo dei contaminanti Pfas-Pfoa nella popolazione esposta», con valori del siero superiori alla soglia-obiettivo e «conseguente aumentata incidenza di effetti sanitari indesiderati quali l’aumento di livello del colesterolo».
Per il momento gli avvocati degli imputati preferiscono non rilasciare dichiarazioni. La scorsa settimana la difesa della Ici è comunque andata in Procura a comunicare l’avvio dei lavori sulla barriera idraulica attorno allo stabilimento.
Angela Pederiva
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Ultimo aggiornamento: 11:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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