Desirée Mariottini è morta un anno fa. «E in questi giorni l'hanno uccisa di nuovo», si dispera la famiglia. Il 19 ottobre del 2018 la sedicenne di Cisterna di Latina è stata trovata su un materasso nello stabile abbandonato di via dei Lucani, a San Lorenzo: la droga, il malore, la violenza di uomini più grandi di lei. Nessuno ha chiesto aiuto, hanno lasciato che il suo cuore si fermasse.
Ed è tornata a morire di nuovo in questi giorni, a palazzo di giustizia. «Meglio lei morta che noi in galera», questo avrebbe detto Yussef Salia - uno degli indagati per la morte della ragazza - mentre lei agonizzava. «Se lei fosse rimasta a casa non sarebbe venuta a San Lorenzo, e io non sarei in galera». Durante l'udienza preliminare tenuta nei giorni scorsi, il legale di Salia ha depositato una denuncia contro i genitori della sedicenne per abbandono di minore. «Desirée è stata quasi uccisa e vittimizzata una seconda volta», molte associazioni, anche Lgbti, hanno inviato una lettera di protesta e segnalazione al Consiglio nazionale forense e all’Ordine degli avvocati di Latina, al cui albo è iscritta Maria Antonietta Cestra, legale di Yussef, uno dei quattro nordafricani accusati di aver stuprato e ucciso la ragazza. Domani l'udienza preliminare per decidere se i 4 indagati saranno rinviati a giudizio.
Desirée, il racconto choc del testimone: «Meglio lei morta che noi in galera»
Desirée, accusa-choc del pusher: «Viva se fosse rimasta con i genitori»
Desirée, «lasciata morire dopo le droghe e lo stupro». In sette sotto accusa
Desirée Mariottini abitava a Cisterna di Latina con la famiglia, da qualche tempo era vittima della droga, veniva a procurarsela a Roma. I genitori cercavano di tirarla fuori da quel brutto giro in cui era finita la figlia. Ma lei tornava sempre a Roma, prima alla stazione Termini poi nello stabile abbandonato di via dei Lucani, frequentato da tossici e pusher.
Tensioni a San Lorenzo durante la manifestazione per Desirée
Presidio antifascista a San Lorenzo dove morì Desiree
La mamma della ragazza, Barbara Mariotti. «Quale giustizia, per quanto giusta potrà ridarmi Desirée? Penso alle altre persone che erano lì, in preda dei delinquenti, che non hanno avvertito, barattando la loro dose con l’indifferenza. Se avessi saputo, se avessi potuto! Sono un’ergastolana della sofferenza, non ho più mia figlia. Conservo le sue cose come se potessero parlare ma niente, non sento nulla. Quello che mi distrugge è che io lì non c’ero, non ho potuto confortarla, non ho potuto stringerle la mano. Era mia figlia», ha detto al Messaggero.
Ieri, nel primo anniversario della sua morte, è stata celebrata una messa a Cisterna. E a San Lorenzo, a un anno dalla morte di Desirée, quasi niente è cambiato, nonostante l'impegno delle forze dell'ordine per contrastare i pusher nordafricani. Il civico 22 di via dei Lucani è ancora un luogo di pellegrinaggio, sul cancello il sorriso di Desirée tra cuori e peluche.