Il perito: «I 4 ragazzi morti a Jesolo per un sorpasso azzardato»

Domenica 20 Ottobre 2019 di Gianluca Amadori
Il perito: «I 4 ragazzi morti a Jesolo per un sorpasso azzardato»
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È addebitabile esclusivamente alla condotta di Alin Marius Marinica la responsabilità del tragico incidente stradale avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 luglio scorso, costato la vita a 4 ventiduenni - Riccardo Laugeni di San Donà, Eleonora Frasson, Leonardo Girardi e Giovanni Mattiuzzo di Musile - la cui vettura fu speronata per poi finire fuori strada, dentro il canale che costeggia via Pesarona, a Ca' Nani di Jesolo.
 

 

Lo sostiene la consulenza dinamica eseguita dall'ing. Mario Piacenti per conto del magistrato che si sta occupando delle indagini, il pm Giovanni Gasparini. In un elaborato di trenta pagine vengono ricostruite dettagliatamente le manovre effettuate da Marinica al volante della sua Golf, evidenziando una lunga serie di violazioni al Codice della strada: il 27enne romeno si lanciò infatti in un sorpasso correndo a circa 100 chilometri all'ora, 30 più del consentito, in un tratto di strada con linea continua, e dunque divieto di sorpasso, perché in curva e per la presenza di alcuni incroci.
Il perito esclude qualsiasi tipo di responsabilità a carico del conducente dell'altra vettura, Riccardo Laugeni, che stava trasportando gli amici a bordo di una Ford Fiesta: è vero che procedeva un po' più veloce del consentito (circa 5-10 chilometri all'ora in più) ma questa circostanza «non risulta in nesso causale con il sinistro» in quanto quella leggera curva a sinistra poteva essere tranquillamente affrontata anche a 130-140 chilometri all'ora. La Fiesta, dunque, è finita fuori strada a causa dello speronamento della Golf, che con la parte centrale destra l'ha urtata con una certa violenza sulla fiancata anteriore sinistra, facendo perdere il controllo a Laugeni. A provocare il rientro anticipato della Golf dal sorpasso potrebbe essere stato l'arrivo di una vettura nel senso opposto.
Marinica si trova agli arresti domiciliari per omicidio stradale plurimo e lesioni a danno dell'unica sopravvissuta, Giorgia Diral. Ma anche con l'accusa di fuga, in quanto non si fermò per prestare soccorso, facendo rientro a casa. Per questi reati rischia 10 anni di reclusione. Quando fu arrestato spiegò di aver sentito solo un piccolo rumore e di aver pensato che gli specchietti si fossero toccati, versione smontata dall'ingegner Piacenti, secondo il quale l'impatto fu particolarmente forte. I familiari delle vittime sono assistiti dagli avvocati Guido Simonetti e Simone Zancani.
 

Ultimo aggiornamento: 12:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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