Partite Iva, si torna alla flat tax piena fino a 30 mila euro

Domenica 20 Ottobre 2019 di Andrea Bassi
Partite Iva, si torna alla flat tax piena fino a 30 mila euro
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Un ammorbidimento della stretta sulle Partite Iva. Un segnale, se possibile, sulla cedolare secca sugli affitti calmierati. Un segnale sulle multe ai commercianti che rifiutano il Pos. Prima ancora di arrivare in Parlamento la manovra, e in Gazzetta Ufficiale il decreto che la accompagna, il governo già prepara dei ritocchi. Per adesso l’idea è quella di intervenire con il “cacciavite”. Dare qualche segnale sulle misure più divisive inserite all’interno dei due provvedimenti approvati «salvo intese» nel consiglio dei ministri di martedì scorso. Nessuna delle norme tra quelle già inviate alla Commissione europea dovrebbe saltare. E nessuna nuova misura non discussa dovrebbe entrare nei due provvedimenti. L’impianto della manovra, come hanno ribadito ieri il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, non è al momento in discussion

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GLI AGGIUSTAMENTI
Ma qualche aggiustamento “tecnico”, invece, potrebbe esserci. Il più spinto potrebbe riguardare la stretta sulle Partite Iva. La bozza del decreto esaminata martedì, prevede l’abolizione della flat tax al 20% per i professionisti che dichiarano da 65 a 100 mila euro. Su questo non si torna indietro. Nel decreto, tuttavia, è stata inserita un’altra misura considerata «punitiva» dal mondo delle Partite Iva: i paletti anti elusivi per chi dichiara fino a 65 mila euro e che oggi gode di un regime super-semplificato. Per questi lavoratori autonomi tornerebbero diversi obblighi, come quello di tenere una contabilità analitica, oltre il divieto di accesso al regime di favore per chi ha già un reddito da lavoro dipendente. Il compromesso al quale si lavora prima del via libera definitivo al decreto, sarebbe quello di lasciare in vigore il regime semplificato fino a 30 mila euro e introdurre i paletti tra i 30 e i 65 mila euro (a meno di non utilizzare la fatturazione elettronica). 

Una norma data per traballante, è quella poi che riguarda la responsabilità di appaltatori e subappaltatori per le ritenute da versare per i lavoratori. Questa misura potrebbe essere cancellata dal testo definitivo del decreto, perché considerata da una parte della maggioranza una complicazione burocratica. Anche sulla cedolare secca per gli affitti calmierati si è aperto un dibattito all’interno del governo. 

LE ALTRE NOVITÀ
Per ora il prelievo sui canoni calmierati è previsto salire dal 10% al 12,5%. Per i tecnici del Tesoro si tratta comunque di un vantaggio, visto che a legislazione vigente era già previsto che l’aliquota salisse al 15% dal 2020. In realtà, per non dare l’impressione di colpire gli affitti delle fasce più deboli della popolazione, l’idea sarebbe quella di riportare l’asticella al 10%. 
Anche sul contate si studiano alcuni correttivi. Un mini dietrofront potrebbe arrivare sulle multe per i commercianti che non accettano bancomat e carte. Nel decreto fiscale è prevista una sanzione di 30 euro per transazione rifiutata e una multa del 4% del valore della transazione stessa. Quest’ultimo balzello potrebbe saltare. Sul tetto al contante l’unica ipotesi sul tavolo, per il momento, è quella di spalmare più a lungo nel tempo la discesa a mille euro del limite. Attualmente il governo ha previsto che il prossimo anno e nel 2021, il tetto sia di 2 mila euro. Molti dei correttivi, tuttavia, potrebbero arrivare durante il passaggio dei provvedimenti alle Camere, dove la discussione si preannuncia particolarmente complessa. Nel passaggio in Parlamento si discuterebbe di nuovo anche di Quota 100, la misura che i renziani vogliono abolire. Anche in questo caso le trattative per un compromesso sono già iniziate. 
 

Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 12:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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