Nordest, partite Iva in rivolta: «Manovra costruita contro di noi»

Sabato 19 Ottobre 2019 di Mattia Zanardo
Nordest, partite Iva in rivolta: «Manovra costruita contro di noi»
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VENEZIA - Anche in Veneto monta la protesta delle partite Iva verso la Manovra finanziaria del governo giallo-rosso. Secondo i critici, il documento di programmatico di bilancio prevede la cancellazione o comunque un sensibili ridimensionamento degli sgravi rivolti, appena un anno fa, alla categoria. A partire dalla stretta sulla flat-tax al di sotto dei 65mila euro di ricavi. Le piccole e piccolissime imprese rischiano di trovarsi con minori sostegni, e in definitiva, con più tasse?
Ha pochi dubbi Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo economico della Regione Veneto. «La manovra dovrebbe essere intorno ai 29 miliardi - afferma -. Ventidue sono dedicati alla sterilizzazione dell'Iva, ne restano sette, inseriti come recupero dell'evasione e che si aggiungerebbero ai 15 attuati nelle ultime Finanziarie. Un'impresa praticamente impossibile». Tra i provvedimenti sotto accusa Marcato mette, ad esempio, la compensazione: «L'hanno allargata a tutti i crediti esistenti e a tutte le partite Iva. Questo significa, primo: allungamento dei tempi per avere ottenere - e sappiamo quanto questo sia importante per le nostre imprese -, secondo: aumento della burocrazia».
È però l'inasprimento della lotta all'evasione a preoccupare. Beninteso, non certo per il principio, ma per l'applicazione. «Non vorrei succedesse quello che abbiamo già visto e cioè che, per avere un titolo sui giornali, si vada a colpire con raid scenografici il bottegaio che ha sbagliato ad emettere uno scontrino mentre, come sempre, non si toccano i grandi evasori».
Sul regime forfettario per i redditi minimi si annuncia una rivoluzione. «Complimenti. Noi cerchiamo di ridurre la pressione fiscale sulle microimprese e questi invece vogliono togliere la possibilità. Incomprensibile. Così come la tassa sulla plastica: il consumatore avrà un esborso di decine di euro in più all'anno, le nostre imprese dovranno pagare una nuova imposta. Facendo finta di non sapere che chi sversa negli oceani le tonnellate di plastica sono i fiumi africani, cinesi, indiani, non quelli italiani». Le prime misure della nuova manovra, insomma, per l'esponente della giunta Zaia, denunciano una matrice culturale distante dal mondo produttivo. E le partite Iva del Veneto rischiano di farne le spese: «Si vanno sempre a colpire i lavoratori dipendenti, costretti a dichiarare tutto, e le piccole partite Iva, con cui lo Stato fa la voce grossa. Perché non la fa con le grandi multinazionali, i grandi evasori, la criminalità organizzata che ha azzerato l'economia reale in intere parti del paese? Questa è una domanda alla quale mi piacerebbe avere una risposta».
Anche Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato della Marca Trevigiana e già numero uno regionale dell'associazione artigiana, mette in guardia contro una demonizzazione della piccola impresa. «Non accettiamo la solita storia che l'evasione stia negli autonomi, nelle nostre aziende, sia dal punto di vista della categoria, sia da quello geografico. Tutti siamo per la legalità, ma bisogna cominciare a mettere in ordine le priorità - rimarca -. Almeno metà dell'evasione è dovuta alla criminalità organizzata, e dell'altra metà la maggior parte è riconducibile a grandi evasori. Allora non si può pensare di risolvere il problema colpendo la parte marginale, senza mettere le basi per una legalità vera».
Il leader degli artigiani si riserva un giudizio compiuto quando il quadro dei provvedimenti sarà definito. Ma torna a ribadire che, al di là di una riduzione dell'imposizione («Chiaro: tutti vorremmo pagare meno»), urgono snellimento burocratico, concorrenza paritaria tra tutte le componenti del mondo economico, una revisione della macchina pubblica «perché solo riducendo spese e sprechi si può ridurre la pressione fiscale, non viceversa». E sull'imposta forfettaria ricorda come «meno del 30 per cento delle imprese artigiane abbia aderito, a causa del calcolo squilibrato tra incassi e utili. Il principio è buono, ma va fatta bene, senza troppi paletti. Altrimenti non funziona».

 
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