Lavoratori Wanbao in piazza: «Basta con gli stranieri, non ci fidiamo più»

Sabato 19 Ottobre 2019 di Lauredana Marsiglia
Lavoratori Wanbao in piazza: «Basta con gli stranieri, non ci fidiamo più»
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Poca serietà da parte dei grandi investitori stranieri». È la sintesi estrema uscita dal confronto di ieri tra le rappresentanze sindacali della Wanbao Acc e il prefetto di Belluno, Francesco Esposito, che si è detto disponibile a muoversi attraverso i propri canali per cercare di garantire il futuro lavorativo del sito di Villa di Villa di Mel, nuovamente in crisi a soli 5 anni dall'ingresso del gruppo cinese che aveva promesso sviluppo e innovazione, salvo poi annunciare la chiusura. Anche la Provincia, attraverso la vicepresidente Serenella Bogana, si dice pronta a tutto per evitare l'ennesimo schiaffo a questo territorio.
LO SCIOPERO Quattro le ore di sciopero per turno osservate dalle maestranze, molte delle quali ieri hanno manifestato sotto Palazzo dei Rettori, a Belluno, per chiedere la massima attenzione in una fase cruciale della vertenza il cui epilogo dovrebbe arrivare il 24 ottobre al tavolo del Ministero dello Sviluppo quando il gruppo di Guangzhou scioglierà la riserva. Il 24 settembre, infatti, al primo incontro al Mise, Wanbao aveva annunciato la chiusura per eccesso di perdite: 68 milioni di dollari in cinque anni. Solo le pressioni politiche e diplomatiche avevano indotto il gruppo cinese a prendersi un mese di tempo per ripensare il proprio ruolo, oppure ad una cessione del ramo d'azienda. 
PRESSIONI ELECTROLUX Nel frattempo, giusto ieri, sono filtrate le notizie secondo le quali i grandi clienti della Wanbao, con Electrolux ad assorbire il 70 per cento della produzione, avrebbero esercitato pressioni per tenere aperto il sito. Pressioni che, secondo fonti bene informate, starebbero portando i cinesi rivedere le proprie posizioni, accantonando l'idea di chiusura. Ma Wanbao, in un comunicato di tre righe, smentisce interferenze dei clienti «per influenzare le decisioni del Gruppo». Punto.
La notizia coglie di sorpresa i lavoratori, ma non li convince. «Abbiamo perso fiducia nella Wanbao - ribatte Fabio Zuglian della Fim-Cisl -. Dovevano attuare un piano di rilancio e non l'hanno fatto. Noi auspichiamo che il Ministero faccia di tutto per trovare una soluzione. Se le pressioni Electrolux di cui sentiamo parlare oggi sono vere, la nostra speranza è che si possa lavorare in questa direzione».
«Al prefetto - aggiunge Michele Ferraro della Uilm - abbiamo espresso preoccupazione per il futuro dei 290 lavoratori e per tessuto sociale di questa provincia. Ci ha assicurato il proprio impegno. Ha inoltre concordato con noi sulla poca serietà dei grandi investitori esteri che disattendono anche gli accordi presi in sede Ministeriale, come insegna anche il recente caso Whirlpool».
ACCORDI DISATTESI «Il prefetto si è dimostrato informato su questi temi - aggiunge Stefano Bona della Fiom-Cgil -, affermando che stiamo vivendo forse il periodo peggiore per le crisi industriali. Gli accordi non si rispettano più. Le parti si sottraggono agli impegni presi».
Lo spiraglio su una possibile retromarcia di Wanbao resta comunque nelle retrovie della battaglia sindacale per salvare lo stabilimento. Non vogliono illudersi, perché, dicono con sarcasmo, «le promesse del gruppo cinese le conosciamo bene».
«Ci crederemo solo quando vedremo un piano industriale - incalza Zuglian - con la sostituzione dei macchinari e la progettazione di nuovi prodotti».
UNA CATASTROFE Profondamente colpita, anche sul piano umano, la Bogana. «Personalmente ho vissuto altre crisi aziendali - dice la vice presidente della Provincia -, ma questa è di estrema gravità, sia sul piano umano sia perché sono stati disattesi gli accordi di rilancio. E poi è un ulteriore schiaffo ad un territorio che ha già dato in termini di crisi aziendali. Non possiamo permetterci un'altra catastrofe umana. Stiamo attenzionando la situazione in vista del tavolo del 24 a Roma. Faremo un documento di sostegno e supporto a quelle che saranno le azioni intraprese. C'è molta disillusione tra operai, sfiancati da questi alti e bassi. Umanamente serve grande attenzione».
 
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