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barista fa ricorso contro il Comune

Sabato 19 Ottobre 2019 di Mauro Giacon
Mario Baldan
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PADOVA - Il tono è ultimativo come a dire: non ci sono possibilità di mediazioni. L'esperienza della Zip per la Provincia di Padova deve considerarsi conclusa. Il Consorzio ha di fatto completato la sua mission urbanizzando tutte le aree disponibili e ora va evitato che le perdite, inevitabili dal prossimo anno, si scarichino sugli enti soci. I dati emergono chiaramente già dalle previsioni trasmesse dal Consiglio di amministrazione ai soci, stime che evidenziano una perdita di esercizio già dal 2020. Come socio non posso rimanere passivo rispetto a questa eventualità e nella prossima assemblea proporrò di valutare la messa in liquidazione della Zip. Firmato, il presidente Fabio Bui.
MISSIONE CONCLUSA Che fosse arrivato il redde rationem per la gloriosa istituzione del Consorzio lo si sapeva da tempo, ma nessuno osava metterci la parola fine. La sua missione, portare aziende su terreno espropriato invitandole a costruire con la promessa che dopo 19 anni sei mesi e un giorno, avrebbero avuto la proprietà del terreno, si è conclusa. In questo modo dal 13 ottobre 1956 data della costituzione del Consorzio zona industriale, sono stati venduti quasi 11 milioni di metri quadrati. Infatti nel 2005 il Consorzio dovette tenere fuori dalla porta 62 aziende che cercavano 1 milione di metri quadri. E nel 2014 ne restavano solo 166mila da piazzare, meno del 2 per cento. L'ultimo lotto è stato venduto quest'anno in via Austria, 8mila metri al prezzo di 1,3 milioni di euro. Ora restano solo due aree a direzionale, in via Perù (3mila metri) e in via della Ricerca (826mila metri). Più volte la Zip ha chiesto di allargarsi ma i confini ormai sono definiti. 
IL BILANCIO La Zip ha proiettato Padova con le sue invenzioni ai primi posti dell'economia nazionale (Interporto, Cerved, Magazzini). Non a caso il primo presidente fu cesare Crescente. É stata la più vasta area industriale del nordest anche se la crisi ha permesso dolorose riconversioni. La più clamorosa è il Centro ingrosso Cina.
«Le aree sono finite ed è inutile prolungare l'agonia» aggiunge Bui. «Dunque proporrò questo piano alla prossima assemblea che sarà tra non molto». Il rischio è trovarsi con un rosso da 1,5 a 1,7 milioni di euro all'anno solo contando le manutenzioni e il costo dei dipendenti. Ci sarebbe poi quella fidejussione alla Zitac di Cittadella, altro ente nato per gestisce aree da industrializzare ma è in difficoltà. Sono 1,6 milioni di euro che se non pagati ricadranno sulle casse dei soci visto che è partecipata da Zip al 33 per cento.
LA FUSIONE Potrebbe essere una soluzione fondere Zip con Interporto? «Potrebbe» risponde Bui senza essere troppo convinto. Esiste un atto di indirizzo varato dalla Giunta Bitonci il 4 aprile dal 2016. Ma Interporto già gravato dai debiti per gli investimenti degli ultimi anni rischierebbe di cedere. In ogni caso la sorte del Consorzio appare segnata. Gli altri soci, Comune e Camera di Commercio non sembrano essere stati troppo sorpresi dal passo di Bui.


    
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