Il Fisco reclama 2,3 milioni dall'imprenditore Bortoletti (Colmar technik)

Giovedì 17 Ottobre 2019 di Francesco Campi
La sede della Colmar ad Arquà Polesine
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ROVIGO - Omesso versamento delle ritenute fiscali per un ammontare di 2,3 milioni, negli anni dal 2015 al 2017: questo è quanto viene contestato all’imprenditore Carlo Bortoletti, 68 anni, di Vittorio Veneto, legale rappresentante della Colmar Technik, azienda di livello internazionale nella produzione di macchinari per reti ferroviarie con polo produttivo ad Arquà Polesine e sede legale a Rovigo, in un’indagine condotta dalla Guardia di finanza, coordinata dal sostituto procuratore Maria Giulia Rizzo. E martedì le Fiamme gialle rodigine hanno eseguito un sequestro preventivo diretto, così come disposto dal giudice per le indagini preliminari Silvia Varotto, aggredendo le disponibilità liquide della società per circa 160mila euro. È la Finanza stessa a spiegare che «il sequestro è stato operato sulle giacenze di cassa della società, nonché su svariati conti correnti bancari a essa riconducibili. Sono in  corso ulteriori attività finalizzate al sequestro di altre somme di denaro presso istituti di credito fuori circoscrizione. Gli accertamenti, originati da segnalazioni di operazioni sospette, si sono poi sviluppati attraverso indagini di polizia giudiziaria e tributaria». Secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbero stati omessi «i versamenti delle ritenute Irpef e le relative addizionali, operate in capo ai lavoratori dipendenti, allo scopo di consentire alla società una forma di autofinanziamento», per una somma totale che si ritiene sottratta al Fisco, relativa al periodo 2015-2017, pari a 2.310.715 euro. «La ricostruzione di tale cifra - spiega ancora la Finanza - è avvenuta nel corso di una verifica fiscale i cui accertamenti hanno poi riguardato anche altre annualità».
Cercato un contatto in azienda con i diretti interessati, il cronista non è riuscito a parlare con questi.
La Colmar, nata nel 1963 come si legge nel sito web aziendale, «progetta e produce internamente tutte le proprie macchine grazie alla collaborazione di più di 100 dipendenti altamente motivati, garantendo così un’ottima qualità ed affidabilità nel tempo. Dall’inizio della propria attività, sono state consegnate con successo in tutto il mondo oltre 4000 macchine, grazie al supporto di una capillare rete di vendita ed assistenza tecnica, incluse le sedi nel Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Cina e Colombia». Recentemente Rfi ha fatto un’imponente commessa: 141 “caricatori strada rotaia” per oltre 40 milioni. La premessa per un’ulteriore crescita dell’azienda polesana che è stata al centro di un’importante operazione finanziaria, perché nel settembre dello scorso anno il Supply chain fund, fondo di investimento alternativo nell’acquisto di crediti commerciali direttamente dalle Pmi di Groupama Asset Management Sgr, ha avviato un finanziamento per un plafond di 2,5 milioni, pari a un turnover di 10 milioni di euro, per permettere gli investimenti necessari a far fronte alla produzione, considerando i tempi di pagamento di Rfi.
«Da anni la società produce utili, ma a tenere distanti le banche dal progetto è stato il debito tributario, sei milioni alla fine dello scorso anno, ora già ridotto a quota cinque», scriveva nell’illustrare l’operazione il Sole 24 Ore riportando anche le dichiarazioni di Bortoletti: «Siamo un’azienda solida e redditizia e dal Fisco stiamo attendendo l’avviso bonario per risolvere la questione, cosa che credo accadrà il prossimo anno. A ogni modo, fino a tre anni fa qui c’erano 70 persone, ora sono diventate più di 100: è la strada su cui vogliamo continuare».
Ultimo aggiornamento: 08:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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