Discussione fuori dal locale: «Alessandro Sartor è morto per lo spavento»

Martedì 15 Ottobre 2019 di Denis Barea
Alessandro Sartor
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CISON (TREVISO) - Morto per l'agitazione e lo spavento patiti durante i momenti concitati della discussione all'esterno del Bakaro, il locale di Tovena dove lavorava. Sarebbe questa la causa del decesso di Alessandro Sartor, il barista 45enne morto di infarto la sera del 30 maggio scorso. Un attacco di cuore che lo ha colpito mentre stava cercando di sedare una discussione all'esterno del locale. È la conclusione a cui arriva la relazione depositata dal patologo Alberto Furlanetto e consegnata nei giorni scorsi al sostituto procuratore Daniela Brunetti, il magistrato che sta conducendo le indagini su quei tragici fatti per i quali ha indagato con l'accusa di omicidio preterintenzionale i fratelli Alberto e Francesca Stella, di 31 e 26 anni, due dei figli di Raffaello Stella, patron della Stelbi Spa di Farra, azienda molto nota per essere da anni attiva nel mondo della produzione di materiale per la termoidraulica, la climatizzazione e l'idrosanitaria.
 
L'ESITOSecondo il consulente della Procura le condizioni di salute del barista, che soffriva da tempo di una grave patologia cardiaca, possono aver fatto sì che l'infarto sia sopraggiunto per un forte stress emozionale o un picco emotivo. La perizia esclude invece, confermando le prime indicazioni emerse dall'autopsia, che a causare la morte possa essere stata direttamente o indirettamente causata da un fatto violento. Il post mortem peraltro aveva escluso che Sartor, come invece era stato riportato da alcuni testimoni, fosse stato colpito alla nuca dal più giovane dei fratelli Stella, stramazzando poi al suolo come conseguenza del pugno dato alle spalle.
LA VICENDALa sera del 30 maggio fuori dal locale ci sarebbe stata una rissa provocata da uno scontrino troppo caro per un giro di drinks consumati da Francesco Stella, dal fratello Alberto e alcuni loro amici. Tra i tavolini esterni, dopo l'intervento del titolare del bar, si sarebbe scatenato un parapiglia che Sartor avrebbe cercato di sedare. Ma nessuno dei protagonisti dell'accesa discussione ha fatto nulla per placare gli animi; anzi quando Sartor interviene l'atmosfera fuori dal Bakaro diventa incandescente. Ad un certo punto il 45enne stramazza a terra. «Lo hanno colpito alle spalle, con un pugno dietro alla testa, è stato il più giovane dei fratelli» dirà agli inquirenti un testimone oculare. «Non è vero - è stata la difesa di Alberto Stella - Sartor è caduto a terra all'improvviso, da solo. Francesco non gli era neppure vicino». I due fratelli vengono arrestati il giorno dopo e finiscono in custodia cautelare nel carcere di S. Bona, dove trascorrono tre notti dietro alle sbarre. La misura verrà poi attenuata dal gip di Treviso, che dispone gli arresti domiciliari per il 26enne e l'obbligo di firma per il 31enne, entrambi difesi dall'avvocato Danilo Riponti. La relazione di Alberto Furlanetto toglie di mezzo dallo scenario l'ipotesi del colpo alla testa: sulla nuca di Sartor non c'è infatti traccia di quel pugno, mentre appare chiaro che a tradire il barista sia stato il cuore malato.
COSA SUCCEDE ORAOra rimane da attendere le decisioni del pubblico ministero Brunetti a cui spetta valutare se, alla luce della relazione del patologo, si possano ancora evidenziare responsabilità degli Stella oppure se si andrà verso la richiesta di archiviazione. A questo punto decisive potrebbero risultare le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza che hanno ripreso quello che è successo tra i tavolini del plateatico. «Ora faremo le valutazioni del caso leggendo con attenzione la relazione del consulente - ha detto ieri il legale della famiglia di Sartor, l'avvocato Paolo Bottoli del Foro di Treviso - ma posso anticipare da subito che, se vi fosse la richiesta di archiviazione del fascicolo da parte della Procura, sicuramente andremo davanti al gup a fare opposizione contro il non luogo a procedere».
Denis Barea 
Ultimo aggiornamento: 16 Ottobre, 14:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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