Nei bar e nelle osterie di Venezia 2 dipendenti su 3 sono stranieri

Mercoledì 9 Ottobre 2019
Veneziani in coda per un posto da spazzino, ma nelle osterie 2 dipendenti su 3 sono stranieri
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VENEZIA - Chi lavora nel turismo, a Venezia, è sempre più foresto. Solo tra bar e ristoranti, i dipendenti stranieri sono ormai la stragrande maggioranza: il 60%, stando ai calcoli dell'Aepe, l'associazione di categoria di esercenti e pubblici esercizi, mentre anche un 30% di imprenditori del settore è di origine straniera. Quanto al fronte alberghiero, l'Ava stima che il 30% del personale ai piani e di sala venga dall'estero.

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Un effetto della crescita esponenziale del settore, che ha creato nuovi posti di lavoro, attirando personale straniero, spesso più disponibile. Insomma un'altra conseguenza di quella globalizzazione del lavoro che a Venezia, però, si somma alla perdita di residenti, di attività e servizi, di funzioni alternative, in una parola di città. E così capita che siano gli stessi turisti a lamentarsi per la scomparsa della venezianità. A fianco pubblichiamo la lettera di una coppia di assidui frequentatori di Venezia che riassume bene questi sentimenti. Osservazioni da cui le associazioni di categorie sembrano voler prendere le distanze, sottolineando il valore dell'internazionalità. Ma ci sono anche imprenditori che condividono le critiche del turisti e rilanciano il tema di una città che si sta perdendo l'anima. 
 
STRANIERI IN CRESCITAQuella degli stranieri tra chi lavora nel turismo è una presenza in netto aumento, questo è un dato certo. Ma le associazioni di categoria non hanno cifre precise. Dall'Aepe, il segretario Ernesto Pancin riferisce di un 30% di titolari di pubblici esercizi che sono di origine straniera. «Ma di fatto ormai sono veneziani. Per i dipendenti, a spanne, saremo sul 60%. Seguiamo anche alcuni alberghi, dove la percentuale è un po' più alta, sale al 70%». Dall'Associazione veneziana albergatori il vicedirettore, Daniele Minotto, conferma l'aumento in corso, ma con percentuali inferiori: «I posti letto sono raddoppiati, quindi c'è più personale. Tra pulizie, addetti ai piani e personale di sala, la percentuale di stranieri è del 30%. Scende al 10% nelle portinerie. Tutti professionisti con esperienza in grandi catene internazionali».
CONTA LA QUALITÀMinotto aggiunge di non capire le pretese di venezianità dei turisti che hanno scritto la lettera. «Vogliono un'esperienza localistica? Una versione rustica da dopoguerra? A noi interessa professionalità e qualità per una clientela che per il 90% è straniera. E siamo orgogliosi di avere personale internazionale di altissima qualità. La conoscenza del territorio è fondamentale, certo, ma il personale viene formato per questo. Siamo un settore dove non c'è discriminazione. Chi sa lavorare, lavora. Conta la qualità, non la nazionalità».
«Venezia è una città multietnica, lo è per la sua stessa storia - aggiunge Pancin - Ora ci fa piacere che si cerchi l'anima della venezianità. Ma la si può trovare, al di là del colore della pelle o della forma degli occhi, nella tradizione eno-gastronomica che offrono i nostri locali. E nel personale che è sempre disponibile, indipendentemente dalla sua nazionalità».
PERSONALE CHE NON SI TROVAFin qui le associazioni di categoria, che non entrano nei dettagli. Sono i singoli ristoratori a raccontare delle difficoltà a trovare personale italiano in una città che non è più tale. «Questo è un lavoro di passione e fatica - premette Roberto Miracapillo, titolare del ristorante Vittoria di campo San Geremia, nonché consigliere Aepe - Nel nostro locale il 90% del personale è italiano. Ma capisco i colleghi che assumono stranieri. Tra gli italiani questo mestiere non lo vuole fare più nessuno. Trovare un cuoco per noi è stata un'impresa. Gli stranieri sono più disponibili, più inclini a lavorare di più e così anche a guadagnare di più». Ciò detto, Miracapillo riconosce le ragioni dei turisti che si sentono in una Venezia senz'anima: «Il problema non è che il personale è straniero, ma è che non siamo più una città. Venezia è diventata come un centro commerciale, dove la gente viene a lavorare. Un posto di lavoro come un altro».
DECLINO ASSOLUTOE a dare ragione ai turisti è anche Gp Cremonini, un passato da musicista, titolare del Riviera a San Basilio, tra i ristoratori che puntano tutto su qualità e prodotti del territorio. Pure qui la stragrande maggioranza del personale è italiano. «Ma c'è un declino assoluto della venezianità - concorda Cremonini -. Un effetto della speculazione che viene fatta sulla città. Ormai di residenti saremo 30mila, togliendo chi ha la doppia residenza per non pagare le tasse sul B&b. Gli affitti si moltiplicano, tutti cercano di speculare. E in questo quadro è impossibile trovare gente che venga a lavorare e a vivere in città. Il problema, alla fine, è la residenzialità». Grande tema irrisolto, colpa della «politica pessima della città».
Roberta Brunetti

Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 11:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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