Poliziotti uccisi a Trieste, la pista tedesca: si cercano legami del killer con gruppi criminali

Martedì 8 Ottobre 2019 di Marco Agrusti
Poliziotti uccisi a Trieste, la pista tedesca: si cercano legami del killer con gruppi criminali
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TRIESTE - Alejandro Augusto Stephan Meran è in carcere, piantonato a vista da un agente della polizia penitenziaria di Trieste che ha il compito di sorvegliarlo 24 ore su 24 per evitare che commetta atti di autolesionismo. La Procura ha deciso di rinforzare le misure di sicurezza anche in regime di carcerazione, raggiungendo il livello di massima sorveglianza, perché ritiene concreto il pericolo che il 29enne dominicano che venerdì ha ucciso gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta possa tentare il suicidio in cella. «Spero che resti in carcere», ha detto Gianluca Demenego, fratello di Matteo. GLI SPARI - IL VIDEO CHOC
 


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GLI SPARI - IL VIDEO CHOC
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Migliaia per strada con le candele
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La testimone: «Hanno rubato la pistola e sparano»
L'ANNUNCIO DELLA MORTE DEI DUE POLIZIOTTI - Il messaggio ai colleghi

LA DECISIONE
La Procura nei prossimi giorni avvierà le procedure per una perizia collegiale sullo stato di salute psichica di Alejandro Augusto Stephan Meran. La consulenza psichiatrica dovrà chiarire se al momento del duplice omicidio Alejandro fosse in grado di intendere e di volere. E ieri sono state diffuse anche GLI SPARI - IL VIDEO CHOC. Di primo acchito, scene di lucida follia, che si sposano con la tesi della magistratura giuliana. I fotogrammi inquadrano l'assassino mentre ha in mano due pistole e spara all'impazzata nell'atrio del palazzo e poi all'esterno. Un video che può far capire anche l'effettiva dimestichezza del dominicano  nell'uso delle armi. Ha impugnato le due Beretta e fatto fuoco. Ha ucciso a bruciapelo i poliziotti che gli stavano davanti, ha ferito l'agente che piantonava l'ingresso, poi la mira - fortunatamente - ha fatto cilecca e tutti gli altri colpi hanno fallito il bersaglio. Il punto è proprio questo: Alejandro Meran è malato di mente, oppure la violenza che si è scatenata contro i poliziotti ha un'altra origine? La Procura lavorerà per ottenere dall'estero l'eventuale documentazione relativa alle cure psichiatriche che, secondo la madre, il giovane avrebbe ricevuto in Germania. Seguirà una rogatoria per allargare lo spettro dell'indagine.

I LEGAMI
La Procura ha ricostruito il passato italiano del giovane. È arrivato, con la madre e il fratello, direttamente dalla Repubblica Dominicana, nel 2005. È incensurato e non ha mai ricevuto cure di natura psichiatrica sul territorio nazionale. L'attenzione ora è focalizzata sui suoi legami con la Baviera, che frequentava spesso. C'è un uomo di nazionalità non tedesca, le cui generalità sono ancora sconosciute, con cui il dominicano aveva un rapporto particolarmente stretto. Quando Alejandro si recava in Germania lo andava a trovare. Gli inquirenti vogliono capire se ci possano esser anche legami con gruppi criminali di qualsiasi tipo.

I DUBBI
A dirigere il lavoro della Procura di Trieste per ora non sono le certezze, ma i dubbi. Tante domande, dalla cui risposta dipenderà l'esito delle indagini. Perché Alejandro Augusto Stephan Meran ha ucciso i due poliziotti? È stato un gesto figlio di un attimo di follia oppure la lucida esecuzione da parte di un soggetto con un'esperienza criminale alle spalle? Tutti quesiti posti, prima di tutto a se stesso, dal procuratore capo di Trieste, Carlo Mastelloni, che coordina le indagini e che ieri ha fatto il punto della situazione. Ma sono emerse delle ombre nella vita privata dell'autore del duplice omicidio? «Ancora non è chiaro, ma vogliamo definire il quadro: cerchiamo di cogliere eventuali legami con gruppi o situazioni criminali, sia in Italia che all'estero. Spaziamo dal narcotraffico ad altri tipi di circuiti criminali».

LE POLEMICHE
Intanto il Sap, il sindacato della polizia, annuncia che il caso relativo alle fondine dei due poliziotti diventerà oggetto di un'istanza per avviare un'inchiesta parlamentare. E il capo della polizia, Franco Gabrielli, invece ha risposto alle provocazioni di Chef Rubio: «Diamo troppo spazio ai discorsi da bar. Ho avvertito quasi una sorta di pietoso giudizio negativo sull'operato di questi ragazzi, le manette non sono state messe, ma ci si dimentica del contesto, stiamo parlando di una persona che non aveva compiuto un reato gravissimo».
 

Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 03:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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